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Maxi-sconto di pena per ‘tempesta emotiva’, su Facebook minacce e insulti all’avvocato dell’assassino

Minacce e pesanti insulti stanno rimbalzando sulle bacheche FAcebook all’indirizzo di Monica Castiglioni, avvocato di Michele Castaldo, l’uomo a cui la corte d’appello di Bologna ha dimezzato la pena per aver ucciso la compagna. La sentenza di condanna a 16 anni per l’omicidio di Olga Matei è stata oggetto di dure critiche anche dalla stampa e dai movimenti e dalle associazioni contro la violenza di genere.
A cura di Angela Marino
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Pesanti minacce sono state rivolte a Monica Castiglioni, l'avvocato che ha difeso Michele Castaldo, l'uomo che si è visto dimezzare la condanna per il femminicidio della compagna Olga Matei. Da quando è stata diffusa la notizia della sentenza dalla Corte d’Appello di Bologna che ha risparmiato al Castaldo ben 15 anni di carcere, l'uomo è stato preso di mira sui social network e con lui il suo legale. “Hai difeso un uomo che ha ucciso un’altra donna. Vergognati" è solo il più mite di messaggi dall'alto contenuto d'odio apparsi su Facebook all'indirizzo dell'avvocato Castiglioni, che così commenta: “La gente non conosce gli atti e parla a vanvera”.

La sentenza, infatti ha giustificato il dimezzamento della pena riconoscendo all'imputato una sorta di seminfermità mentale temporanea limitata all'evento dell'omicidio che descrive come una ‘tempesta emotiva'. A riscontrare questa perdita di lucidità causata dal coinvolgimento emotivo sono stati i periti psichiatrici a cui i giudici hanno dato mandato, ritenendo infine che questa abbia pesato sulla responsabilità penale dell'imputato. Il delitto risale all'ottobre 2016 quando Castaldo, per motivi di gelosia, ha strangolato la compagna Olga Matei, di origini moldave. Attraverso il suo legale, Monica Castiglioni, Castaldo aveva chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, ottenendo così un primo taglio alla condanna, dall'ergastolo e 30 anni, poi diventati 16 in appello. La sentenza che ha scatenato commenti indignati e reazioni di pancia, è stata oggetto di dure critiche anche dalla stampa e dai movimenti e dalle associazioni contro la violenza di genere. La Procura generale di Bologna farà comunque ricorso in Cassazione contro la sentenza.

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