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Mamma uccisa e data alle fiamme dal marito a Modena: aveva già denunciato

Aveva denunciato i maltrattamenti patiti dall’ex marito, Ghizlan El Hadraoui, la donna per il cui omicidio oggi il carnefice è stato condannato a 22 anni di prigione. La procura aveva chiesto l’ergastolo, ma il Tribunale ha condannato Khalil Laamane, marocchino 50enne a processo per l’omicidio della moglie Ghizlan El Hadraoui (37) a 22 di anni di carcere.
A cura di Angela Marino
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Ghizlan El Hadraoui
Ghizlan El Hadraoui

Aveva denunciato i maltrattamenti patiti dall'ex marito, Ghizlan El Hadraoui, la donna per il cui omicidio oggi il carnefice è stato condannato a 22 anni di prigione per omicidio pluriaggravato e di distruzione di cadavere. La procura aveva chiesto l'ergastolo, ma il Tribunale ha condannato Khalil Laamane, marocchino 50enne a processo per l'omicidio della moglie Ghizlan El Hadraoui (37) a 22 di anni di carcere. Era successo a Modena, sotto casa della vittima dove la donna è stata aggredita a coltellate nell'auto e, successivamente, data alle fiamme per occultare il delitto. Il corpo martoriato della povera vittima è stato rivenuto in via Cavazza, per caso, da un carabinieri che perlustrava la zona. Laamane, non ha mai voluto ammettere nulla sul delitto e ha invocato uno stato di depressione in cui sarebbe sprofondato per la volontà della moglie di separarsi da lui.

L'uomo, le cui responsabilità sono parse acclarate sin da primo momento, è stato arrestato e ha scelto di sottoporsi a processo con rito abbreviato. Il procedimento ha visto la richiesta del carcere a vita da parte della Procura, rappresentata dal pm Luca Guerzoni. Ghizlan, che non era ancora divorziata dal marito, aveva denunciato l'uomo un mese prima per maltrattamenti. La donna ha descritto i comportamenti violenti e le minacce di morte ricevute anche e soprattutto dopo aver chiesto la separazione. Si tratta, come in molti casi del genere, di un delitto annunciato.

Al processo, celebrato al tribunale di Modena, oltre ai parenti della donna, i due minori figli della vittima (oggi affidati a una famiglia modenese) e i due fratelli di Ghizlan, si è costituita parte civili al processo anche l'associazione ‘Casa delle donne contro la violenza Onlus'. Associazioni e movimenti, infatti, negli ultimi anni hanno cominciato a prendere parte ai processi per femminicidio nella veste di parte lesa, rinunciando al risarcimento o chiedendo un obolo simbolico. È questo il caso della povera Khalil, che in Italia aveva solo poche risorse tra parenti e amici.

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