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L’Africa sta affrontando la terza ondata e la diffusione delle varianti senza accesso ai vaccini

“Il sistema di donazioni di dosi dai Paesi ricchi ai Paesi poveri e l’iniziativa Covax non fermeranno la pandemia e nel frattempo moriranno ancora centinaia di migliaia di persone. Vanno condividi i brevetti per rendere il vaccino un bene pubblico globale”: è questo l’appello di Oxfam ed Emergency di fronte a quanto sta accadendo in Africa dove, diversamente dal resto del mondo, i contagi stano aumentando.
A cura di Annalisa Girardi
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Credit: Oxfam
Credit: Oxfam

In tutto il mondo stanno calando i contagi da coronavirus. O meglio, in quasi tutto il mondo, perché in Africa invece i nuovi casi continuano a crescere. E il continente continua a non avere accesso adeguato ai vaccini. A lanciare l'allarme sono due Ong, Oxfam ed Emergency che, riprendendo alcuni dati dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sottolineano come diversi Paesi africani stiano affrontando la terza ondata della pandemia di coronavirus totalmente impreparati: nell'ultima settimana, al contrario di quanto avvenuto nel resto del mondo, l'incidenza dei nuovi contagi registrati ogni 100 mila abitanti è cresciuta del 33%. Il risultato? Oltre 180 mila nuove persone infette (anche se il numero è probabilmente sottostimato a causa delle difficoltà di tracciamento e diagnosi) con il 42% di mortalità in più.

Le due organizzazioni operano in diversi Paesi, tra questi Uganda e Sudan, ormai stremati dalla crisi sanitaria. Secondo l'Oms, inoltre, le varianti del Covid-19 non stanno facendo altro che ampliare ed accelerare la nuova ondata. A questo non corrisponde però un aumento nella fornitura dei vaccini che sia in grado di limitarne la diffusione. E senza i necessari aiuti dai Paesi più ricchi, l'Africa sub-sahariana rischia di rimanere paralizzata.

"Oggi in Uganda gli ospedali non hanno ossigeno sufficiente per i pazienti e hanno difficoltà a implementare norme preventive e protettive per lo staff sanitario, che purtroppo sta registrando un aumento di contagi", ha raccontato Giacomo Menaldo, country director di Emergency in Uganda, un Paese che con una media di 816 nuovi positivi registrati al giorno è uno dei più colpiti del continente africano. Nel giro di un mese i contagi settimanali sono aumentati di circa trenta volte: se nella settimana del 10 maggio erano 366, in quella del 14 giugno sono stati 9.926.

Anche in Sudan la situazione resta molto critica. Questo è uno dei Paesi meno sviluppati al mondo e solo nei centri urbani c'è accesso alle strutture sanitarie. Secondo i dati ufficiali ci sarebbero stati circa 36 mila casi dall'inizio della pandemia e 2.700 morti: un numero però che è ampiamente sottostimato e che non rispecchia la reale estensione del contagio secondo le Ong. "Noi che viviamo qui vediamo gli effetti dell’egoismo dei Paesi ricchi che non hanno fatto tutto ciò che era in loro potere per avviare una campagna vaccinale in grado di arginare realmente il virus. E ora la situazione è drammatica", ha commentato Costanza Barucci, coordinatrice di progetto di Oxfam Italia in Sudan.

Ciò che stanno attraversando questi Paesi, continuano le Ong in un comunicato, evidenzia quanto sia debole l'iniziativa Covax, che aveva appunto l'obiettivo di portare i vaccini nei Paesi poveri. All'Uganda sarebbero state destinate quasi 3,2 milioni di dosi, ma ad oggi ne ha ricevute poco più di un milione. Solo l'1% della popolazione è stata vaccinata. In Sudan invece a fine giugno sono state somministrate poco più di 600 mila dosi: anche in questo caso quindi solamente l'1,5% della popolazione ha ricevuto il vaccino.

In generale, in Africa per ora è stato vaccinato solo il 2,6% della popolazione ha ricevuto almeno una dose. In Europa siamo al 50,4%. Secondo la People’s Vaccine Alliance condividere i brevetti è l'unica soluzione per vaccinare tempestivamente la popolazione mondiale e bloccare così la diffusione delle varianti. "La sospensione della proprietà intellettuale dei brevetti detenuti dai colossi farmaceutici sui vaccini Covid e il trasferimento di know-how, per renderne possibile la produzione direttamente nei paesi in via di sviluppo, aumentando le dosi disponibili a livello globale, resta l’unica vera strada per sconfiggere la pandemia", hanno aggiunto Sara Albiani, policy advisor sulla salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio, presidente di Emergency. Per poi concludere: "Il sistema di donazioni di dosi dai Paesi ricchi ai Paesi poveri e l’iniziativa Covax non fermeranno la pandemia e nel frattempo moriranno ancora centinaia di migliaia di persone. Per questo rilanciamo con forza l’appello all’Italia e all’Unione Europea a prendere posizione per rendere i vaccini un bene pubblico globale".

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