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“La tragedia del Vajont trasformò Belluno nella città del sesso”. Bufera su Pansa

Lo scrittore nel suo ultimo libro sostiene che a Belluno, quartier generale dei soccorritori del disastro del Vajont, fossero state fatte arrivare molte prostitute.
A cura di Davide Falcioni
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Era il 9 ottobre del 1963: una colossale frana dal monte Toc fece precipitare oltre due chilometri quadrati di montagna, 260 milioni di metri cubi di terra, nel lago sottostante con una velocità superiore ai 20 metri al secondo. Le pareti di contenimento della Diga del Vajont resistettero, ma l’ondata provocata dai detriti caduti nell'acqua scavalcò il bordo gettandosi nella valle e proseguendo la sua corsa. Decine e decine di milioni di metri cubi d’acqua distrussero tutto quello che incontrano, cancellando per sempre Longarone. In pochi minuti la tragedia si concluse: strade, ferrovia e linee di comunicazione vennero ingoiate dall'acqua ma, soprattutto, persero la vita 1.909 persone di tutte le età, uccise dall'ondata di piena in pochi secondi e sommersi dal fango.

Pansa: "Prostitute per allietare i soccorritori del Vajont"

Il disastro del Vajont fu uno dei più gravi della storia d'Italia: nel giro di poche ore migliaia di soccorritori giunsero sui luoghi della tragedia nel tentativo di estrarre ancora qualche superstite, ed è proprio a loro che Giampaolo Pansa dedica un capitolo del suo ultimo libro, "L'Italia non c'è più. Come eravamo, come siamo". Il celebre giornalista, tuttavia, ha riportato episodi e circostanze che hanno innescato feroci polemiche. "All'orrore – si legge in un passaggio del testo – subentra la frenesia di provare a se stessi di essere ancora in vita. E la frenesia genera il primo dei desideri: il sesso". E ancora: "Le poche prostitute di Belluno non potevano certo soddisfare tutti i clienti. Le squillo facevano gli straordinari". In quei giorni la cittadina veneta ai piedi delle Dolomiti divenne il quartier generale dei soccorritori e, sempre secondo Pansa, fu trasformata in una vera e propria "città del sesso", con prostitute pronte a soddisfare i molti soccorritori. "Ho visto tutto con i miei occhi. Ho raccontato le mie esperienza di 54 anni fa. Certo che c’erano le prostitute. C’era una quantità di uomini, tutti soccorritori, da quelle parti che pur qualcuno si sarà dato da fare".

Mauro Corona: "Pansa porti la documentazione oppure taccia"

Bib si è fatta attendere la replica della presidente del Comitato Sopravvissuti, Micaela Coletti: "La realtà è che, purtroppo, quella del Vajont è l'unica tragedia in cui tutti si sentono in dovere di dire qualsiasi cosa. Spesso a sproposito. Tutti, tranne chi ha vissuto sulla propria pelle la sciagura. Rimango esterrefatta: non pensavo si potesse raggiungere un così basso livello". Anche lo scrittore Mauro Corona, che vive proprio nei luoghi dove avvenne la tragedia, ha ribattuto a Pansa: "O si porta la documentazione o si tace. Quando si scrive un libro storico devi avere le prove di ciò che dici. Ho parlato del Vajont con tutto il pianeta. Con sopravvissuti, superstiti, giornalisti. O fotografi, come Bepi Zanfron. Non mi è mai stato sussurrato nulla su giri di ragazze destinate ad allietare la gente rimasta o i cronisti giunti da fuori".

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