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La storia del “Muos”, l’antenna militare che i siciliani non vogliono (REPORTAGE)

Che cos’è il sistema di telecomunicazioni satellitari militari della marina Usa in costruzione a Niscemi, Caltanissetta? Perché i residenti sono sulle barricate? La storia della contestata installazione, una patata bollente che ora è nelle mani del neo-governatore della Sicilia Rosario Crocetta.
A cura di Manuela Ravalli
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muos

Dovremmo chiamarlo Mobile User Objective System ma per comodità, come spesso avviene per le definizioni difficili o troppo lunghe, viene chiamato "Muos". Purtroppo non è una di quelle abbreviazioni felici, e per molti siciliani, soprattutto per gli abitanti della zona di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, Muos vuol dire rischio, pericolo, danno alla salute e all'ambiente. Muos è ormai stato identificato come una sorta di ircocervo, a metà tra un'antenna radar voluta fortemente dagli americani con frequenze comprese tra i 240 e i 315 MHz e la concreta minaccia situata all'interno della riserva naturale orientata "Sughereta di Niscemi". Dire Muos vuol dire Ecomostro.

Perché? Il M.U.O.S. (Mobile User Objective System) è un moderno sistema di telecomunicazioni satellitare della marina militare statunitense, dotato di cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra, di cui una a Niscemi, di tre grandi parabole del diametro di 18,4 metri e due antenne alte 149 metri. Sarà utilizzato per coordinare in modo capillare tutti i sistemi militari statunitensi dislocati nel globo, in particolare i droni, aerei senza pilota, che saranno allocati anche a Sigonella.

Muos, avanzano i lavori a Ulmo

La cittadinanza si è subito mobilitata e nel 2010 è nato Il Movimento No M.U.O.S., con l'obiettivo di contrastare il progetto di installazione e messa in funzione della stazione M.U.O.S. di Niscemi. Lo studio del professor Massimo Zucchetti (ordinario di Impianti Nucleari, cattedra di “Protezione dalle Radiazioni”, Politecnico di Torino. Research affiliate, MIT Massachusetts Institute of Technology) ha evidenziato elementi poco rassicuranti dati dalla presenza dell'installazione, così come le ricerche e le perizie di altri tecnici e medici. Si è evidenziato in più documenti la possibilità di insorgenza di tumori, leucemie, cataratte, riduzione della fertilità. I soggetti maggiormente esposti sarebbero i bambini e gli anziani.

E mentre si aspetta la decisione del neo presidente alla Regione Rosario Crocetta di incontrare il Comitato No Muos, in questo momento sono in arrivo trasportatori contenenti i pezzi mancanti per completare il puzzle dell'imponente antenna radar. La reazione della gente autoctona è stata autoritaria e decisa: "Se volete passare ci dovete schiacciare": i cittadini stanno occupando la strada ostruendo così il raggiungimento della Sughereta.

Muos sì, Muos no: la politica come risponde? Il palazzo siciliano, impegnatissimo nella distribuzioni di consulenze e prebende, né tanto meno il governo nazionale, hanno mai avuto una posizione chiara e netta. Nel luglio scorso il deputato Pdl Alessandro ha depositato un’interrogazione parlamentare per fare luce sulla vicenda:«È ormai pacifico che le onde elettromagnetiche, in fase di “attività normale” di un’antenna producano radiazioni, ma nel caso del Muos la situazione è resa ancor più grave da almeno due circostanze. In fase di puntamento verso uno specifico bersaglio il sistema produce radiazioni che non si concentrano solo verso quella specifica direzione, ma si diffondono su ampio spettro. Inoltre la struttura, come pure le antenne NRTF, sarebbe posto a una distanza troppo esigua dal centro abitato con ripercussioni negative sulla salute degli abitanti, sia dirette (a causa dell’acclarata correlazione tra esposizione a onde elettromagnetiche e patologie tumorali) che indirette (interferenze con apparecchiature medicali elettroniche: pacemaker, defibrillatori, apparecchi acustici e altre attrezzature ospedaliere) anche a lungo termine». Silenzio.

Un documento simile è stato presentato al Parlamento europeo dal neo presidente della Regione, Rosario Crocetta che ha fatto presente che «nel territorio della città di Niscemi, in zona protetta da vincoli ambientalisti e naturalistici nell’area naturale “Sughereta”, Sito di Importanza Comunitaria (SIC), è stato insediata un’istallazione MUOS composta da 3 trasmettitori parabolici basculanti ad altissima frequenza e 2 antenne elicoidali UHF, che sono collegate tra loro tramite un dispositivo satellitare». E «il nuovo terminale – aggiunge Crocetta – avrà pesantissimi effetti sul traffico aereo nei cieli siciliani e in particolare sul vicino aeroporto di Comiso, l’Arpa Sicilia ha effettuato una serie di rilievi sulle emissioni generate dalla stazione di radiotrasmissione di Niscemi e sono stati rilevati valori di campo elettrico prossimi al valore di attenzione di 6 V/m». Ma i documenti presentati a Montecitorio e a Strasburgo non hanno trovato il giusto spazio sulla stampa nazionale, e su quella locale. Cosa aggiungere?

Muos, protesta generale 024

Lo scorso 15 novembre i “no-Muos” si sono recati a Palermo e hanno depositato la richiesta formale per un incontro con il neo presidente della Regione, Rosario Crocetta. D’altronde, spiega il coordinamento “No-Muos”, «nel corso della recente campagna elettorale l’on. Crocetta ha dichiarato che tra i primi atti della sua eventuale Presidenza ci sarebbe stata la revoca di tutte le autorizzazioni concesse dalla Giunta Lombardo per i lavori delle parabole satellitari del MUOS di Niscemi». Dagli annunci passerà ai fatti? Presto lo scopriremo.

Lungi da discorsi pessimistici e scoraggianti, possiamo permetterci di affermare che attualmente la situazione non è del tutto rosea. In presenza di un grande vuoto da parte della politica locale e non, i vari comitati No Muos, nati e proliferati in tutta l'isola sulla scia di quello di Niscemi – primo comitato ad essersi costituito – si trovano a dover avanzare da soli verso la base nemica. E non solo idealmente. Il 6 ottobre di quest'anno, infatti, circa duemila persone armate di speranza, coraggio, fermezza e ideali, hanno deciso di prendere parte a una lunga marcia, in occasione della prima manifestazione nazionale targata No Muos. Dalle porte del centro abitato un fiume di uomini, donne e bambini ha raggiunto la base americana per dare voce al proprio dissenso e alla propria voglia di vivere in un clima di pace, nel quale i cittadini possano avere prima di tutto la possibilità di concorrere a quel processo di autodeterminazione del territorio che li ha partoriti.

Le 3 croci, liberiamoci dal Muos

Poco meno di 24 ore prima dall'inizio della manifestazione, l'entusiasmo dei manifestanti era stato alimentato dalla notizia del sequestro dell'area nella quale si lavora da mesi per la costruzione del MUOS. Il GIP della Procura di Caltagirone aveva dato quest'ordine perché in presenza di violazione di leggi sull’ambiente, in particolare legate ai vincoli imposti dal decreto della Sughereta, ovvero la riserva naturale in prossimità della base su cui sorge l'eco-mostro. Effettivamente il connubio “Quercia più antica d'Europa/MUOS” non è dei migliori, e non solo per una questione di (anti)estetica. Tra scetticismi, insicurezze e illusioni, ad ogni modo la notizia allargò ulteriormente il sorriso di tutti coloro i quali si mostrarono fieri, stringendo nei propri pugni gli striscioni, durante la manifestazione. Sarà vero che le cose più belle son quelle che durano poco? Forse. Esattamente ventidue giorni dopo il successo della grande protesta, viene data la notizia del dissequestro dell'area da parte del Tribunale di Catania. Dopo il sequestro, infatti, l'Avvocatura dello Stato aveva chiesto la restituzione dell'impianto al Ministero della Difesa e i giudici del riesame, accogliendo tale richiesta, hanno riaperto i cancelli dell'area ai soldati con la stessa facilità con la quale un bambino mangerebbe un intero pacco di caramelle. Paolo Giordano, procuratore del Tribunale di Caltagirone, ha dichiarato di attendere curioso le motivazioni che hanno portato alla decisione del dissequestro e di volere , nel caso in cui vi fossero le condizioni, far ricorso alla Cassazione.

Manuela Ravalli
Giuseppe Falci
Rossella Cirrone

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