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Matteo Messina Denaro

La Nintendo, il caviale e il puzzle incompleto: cosa fu trovato nel covo di Messina Denaro nel 1997

Caviale, puzzle, gioielli e videogiochi. Ventisei anni fa gli uomini della Criminalpol fecero irruzione nell’unico covo mai scoperto del super latitante prima della cattura. Messina Denaro sfuggì di un soffio alla cattura.
A cura di Biagio Chiariello
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Un puzzle con pezzi mancanti, una consolle Super Nintendo, un foulard leopardato. Sono alcuni degli oggetti che gli inquirenti trovarono quando il 4 maggio del 1997 fecero irruzione in un appartamento di Aspra, frazione di Bagheria, alle porte di Palermo, in quello che fino a pochi giorni fa era l'unico covo conosciuto di Mattia Messina Denaro. Un inventario molto simile a quello registrato dagli investigatori nei tre edifici di Campobello di Mazara.

All'epoca lo aveva identificato il commissario Carmelo Marranca mentre era sulle tracce di Maria Mesi, l'amante del boss latitante. Dopo averla pedinata per giorni, individuarono l’appartamento in cui andava ogni fine settimana, piazzarono una telecamera: da quel momento, però, nessuno in via Milwaukee si farà più vedere. Così gli uomini della Criminalpol si decisero a fare irruzione in quella casa.

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Non c'era nessuno, qualcuno però era andato via in fretta e da poco tempo: in frigo c’è ancora una confezione di caviale e delle costose salse austriache, sul comodino un bracciale da donna acquistato in un’esclusiva gioielleria di Palermo.

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"Trova conferma ulteriore il dato che nessun latitante palermitano che io conosca ha trascorso grossi periodi di latitanza lontano da questa città e direi che tutto ha una sua logica. E anche in questo caso trova conferma". Parole pronunciate all'epoca dal capo della squadra mobile Guido Marino e che oggi appaiono quanto mai profetiche. Il boss era ad appena 2 ore dalla sua Castelvetrano e a soli 15 chilometri da Palermo.

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Quella stessa Palermo dove 26 anni dopo sarà arrestato dai carabinieri del Ros mentre si recava in una clinica a fare terapie.

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