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In un documento degli scout cattolici si parla per la prima volta di persone LGBTQ+ in associazione

Un nuovo documento, trasmesso in tutta Italia, parla in modo aperto del fatto che nell’associazione cattolica operino educatori omosessuali.
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Un gruppo di fazzolettoni, segno distintivo della promessa degli scout.
Un gruppo di fazzolettoni, segno distintivo della promessa degli scout.

Gli scout cattolici dell’Agesci, che riunisce 180mila persone nel nostro Paese, lanciano percorsi di ascolto di “persone LGBTQ+ (ragazzi e capi, presenti o usciti dall’Associazione)” raccogliendo riflessioni e testimonianze del loro vissuto, con un’attenzione “sia alle sofferenze e alle difficoltà, che alla bellezza e autenticità del vissuto, per fare sintesi di queste esperienze in chiave di discernimento e accompagnamento”.

La commissione “Identità di genere e orientamento sessuale” dell’associazione cattolica ha emesso un documento dal titolo “Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo”, che cita un passo del libro biblico di Isaia e che si pone l’obiettivo di “riconoscere che ci si appartiene reciprocamente e che nessuna strada abbiamo percorso senza che ci regalasse la vocazione e il coraggio necessari per aprire strade là dove non ci sono ancora".

Nuove strade che l’Agesci pare pronta ad aprire: al momento manca ancora l’apertura ufficiale a capi educatori dichiaratamente omosessuali, ma ormai i tempi sembrano maturi. Ovviamente in tutta Italia ci sono già capi gay, che però non possono ufficialmente uscire allo scoperto.

Infatti, i componenti della commissione ringraziano per la futura partecipazione alla ricerca anche a nome dei "tanti ragazzi e le tante ragazze, le tante capo e i tanti capi che in Associazione si riconoscono persone LGBTQ+".

“Ogni storia che arriverà sarà preziosa, perché frutto di fatiche, paure e dolori, ma anche luminosa dei colori di quell’alba, che promette luce e calore a sé e a chissà quante altre e quanti altri. – spiega il documento – Dietro ogni racconto ci saranno volti e passi ai quali saranno garantiti la più rigorosa discrezione e il più amorevole rispetto verso persone, Gruppi, Comunità. Siamo convinti che saranno passi generativi di cura, giustizia e stima".

L’Agesci comunica a tutti i capi di Italia di sentirsi sollecitata “dalla autenticità e dalla profondità delle vicende e delle testimonianze personali” di scout omosessuali, in particolare di capi.

Si chiede, quindi, a tutti i gruppi scout d’Italia di comunicare storie personali dei capi, riflessioni maturate grazie al contatto con ragazzi omosessuali e con le loro famiglie, ma anche storie di confronto con la comunità ecclesiale più ampia e richieste di contatti con le realtà ecclesiali “che già camminano con persone credenti LGBTQ+ e i loro genitori”.

Il testo ha portata prorompente perché parla in modo aperto del fatto che nell’associazione cattolica operino in maniera più o meno ampia educatori omosessuali. Un’ammissione che non trova precedenti negli anni passati.

Nel 2012, poco più di dieci anni fa, la pubblicazione degli interventi di un convegno sul tema del rapporto tra lo scautismo cattolico e l’omosessualità promosso dall’Agesci creò una bufera mediatica in quanto si proponeva di accettare la presenza di capi gay in associazione, ma si indicava che gli stessi non avrebbero dovuto fare coming out dato il proprio ruolo di educatori cattolici, in quanto il comportamento omosessuale è condannato dalla Chiesa.

In particolare, si consigliava, nel caso ci si trovasse davanti a “un ragazzo o una ragazza che presenta in diversi modi tendenze omosessuali” di parlare con i genitori e consultare un esperto, uno psicologo dell’età evolutiva o, ancora meglio, un pedagogista. Parole che scatenarono la rabbia delle associazioni LGBTQ.

L’Agesci si difese chiarendo di aver semplicemente “chiesto il contributo di esperti di varie discipline” e di non avere alcuna risposta preconfezionata, ma da allora poco sembra essere cambiato. Nel 2014 un altro documento ufficiale, la “Carta del Coraggio”, voluta direttamente dai ragazzi scout, chiese allo Stato di riconoscere le unioni gay e alla Chiesa di rivedere le proprie posizioni su omosessuali e divorziati.

I giovani chiesero alla stessa Agesci di “allargare i propri orizzonti affinché tutte le persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale, possano vivere l’esperienza scout e il ruolo educativo con serenità, senza sentirsi emarginati”. La posizione destò perplessità nello stesso mondo scout.

Negli anni successivi i mezzi di informazione hanno più volte riportato l’uscita da gruppi scout di capi omosessuali, ad esempio dopo che gli stessi avevano contratto un’unione civile. Il cambiamento, però, sembra ormai essere in atto.

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