Gli assistenti sociali e il mancato affido: cosa sappiamo sulla donna che ha ucciso il figlio di 9 anni a Trieste

Nella serata di mercoledì 12 novembre, le forze dell'ordine sono intervenute nell'abitazione di una donna dopo aver ricevuto una telefonata da Muggia (Trieste). Dall'altra parte della cornetta vi era il papà di un bambino di 9 anni, preoccupato perché non era riuscito a mettersi in contatto con il minore e con la madre, Olena Stasiuk, dalla quale l'uomo era separato ormai da anni. La 58enne, come si è poi scoperto, aveva ucciso il figlioletto nell'abitazione nella quale avrebbero dovuto trascorrere qualche ora insieme prima che il minore potesse tornare a casa con il papà, al quale era affidato.
Olena Stasiuk seguita dai servizi sociali
La vicenda ha sconvolto la comunità di Muggia, che ben conosce la famiglia del bimbo deceduto. Stasiuk, come è noto, era seguita da tempo dai servizi sociali e aveva avuto alcuni problemi psichici che, almeno stando alle prime informazioni, erano valsi l'affidamento esclusivo del bambino al papà. Per lungo tempo il piccolo aveva potuto incontrare la madre soltanto in contesti protetti, alla presenza degli assistenti sociali, ma da qualche tempo quegli incontri erano diventati di nuovo "privati". Il papà del minore lo accompagnava dalla madre per qualche ora insieme e poi andava a prenderlo in serata per riportarlo a casa.
Secondo quanto emerso, l'ex partner di Stasiuk le lasciava il bambino controvoglia e neppure il piccolo viveva positivamente quegli incontri con la madre. Quanto accaduto nella serata di mercoledì nell'appartamento di Muggia dove la donna viveva è in fase di ricostruzione. Dopo il fatto, la 58enne è stata trovata in stato di shock con diverse ferite alle braccia. Per il bimbo, invece, non c'è stato purtroppo nulla da fare.

L'arresto e l'udienza di convalida nei prossimi giorni
La donna è prima stata affidata alle cure dei medici dell'ospedale triestino di Cattinara e poi condotta in carcere, dove è in stato di fermo. Nei prossimi giorni ci sarà l'udienza di convalida, anche se la 58enne è già stata sentita su quanto accaduto nell'appartamento. Secondo quanto riferiscono fonti informate, durante gli anni segnati dalle difficoltà psicologiche, la donna si sarebbe macchiata di maltrattamenti nei confronti del bambino. Stando a quanto riferito da Don Andrea Destradi, parroco di Muggia e amico del papà del minore, la donna si trovava in una situazione di estrema fragilità psicologica.
Stasiuk era arrivata dall'Ucraina prima della guerra. La sua situazione mentale, seppur precaria, sembrava essere in miglioramento negli ultimi tempi, tanto che la donna aveva ottenuto il diritto di incontrare il figlio senza che vi fossero gli assistenti sociali presenti.
Già i mesi della gravidanza, ha ricordato il parroco Destradi, erano stati difficili. I rapporti in famiglia non si erano mai normalizzati e solo di recente sembrava che ci fossero stati lievi miglioramenti. Poi però, si è verificata la tragedia.