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Giovanni Brusca resta in carcere, Cassazione dice no ai domiciliari

La Corte di Cassazione ha deciso di dire no alla richiesta di arresti domiciliari per Giovanni Brusca che quindi resta in carcere. I giudici della Suprema Corte hanno accolto così le richieste della procura generale della Cassazione che si era espressa contro gli arresti domiciliari per Giovanni Brusca durante la requisitoria scritta.
A cura di Antonio Palma
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Giovanni Brusca resta in carcere, la Corte di Cassazione ha deciso di dire no alla richiesta di arresti domiciliari per quello che era considerato uno dei più sanguinosi killer di Cosa Nostra e artefice della strage di Capaci. I giudici della Suprema Corte hanno accolto così le richieste della procura generale della Cassazione che si era espressa contro gli arresti domiciliari per Giovanni Brusca durante la requisitoria scritta in risposta alla richiesta avanzata dalla difesa dell'ex boss mafioso. Sulla stessa linea si era attestato anche il Tribunale di Sorveglianza secondo il quale "non è ancora acquisita la prova certa e definitiva del ravvedimento" di Giovanni Brusca. L’uomo che ordinò di sequestrare e sciogliere nell’acido il figlio del pentito Santo Di Matteo dunque continuerà a scontare il resto della sua pena nel carcere di Rebibbia dove è rinchiuso.

Per alcuni giorni si è creduto che la richiesta dei domiciliari potesse essere accolta e che Brusca potesse uscire dal carcere dopo ventitré anni di cella visto che per la prima volta La Procura nazionale Antimafia aveva dato parere positivo. A favore dei domiciliari si erano detti anche  la direzione del carcere di Rebibbia, e le autorità di pubblica sicurezza di Palermo. Le aule di tribunale però hanno deciso diversamente confermando la decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma che nel marzo scorso già aveva rigettato la richiesta di detenzione domiciliare. Contro quella decisione si erano opposti i legali di Brusca ricorrendo in Cassazione. La prima sezione penale della Corte di Cassazione alla fine dell'udienza camerale di oggi, però, ha respinto il ricorso. Ora i giudici dell'alta Corte hanno un mese di tempo pe depositare le motivazioni di questa decisione.

Contro i domiciliari anche Maria Falcone sorella del Giudice. "Il Tribunale di sorveglianza ha scritto che non si ravvisa in Brusca ‘un mutamento profondo e sensibile tale da indurre un diverso modo di sentire e agire in armonia con i principi accolti dal consorzio civile'" aveva detto Maria Falcone., aggiungendo: "Brusca, per effetto delle norme sulla collaborazione, oltre ad evitare l'ergastolo per le decine di omicidi commessi, ha usufruito di 80 permessi: la sua spietatezza e il controverso percorso nel collaborare lo rendono un personaggio ancora ambiguo e non meritevole di ulteriori benefici". Giovanni Brusca ora rimarrà in cella fino a fine pena, prevista per il 2022. Già alla fine dell'anno precedente, però, per effetto dei benefici penitenziari l'ex boss diventato collaboratore di giustizia potrebbe uscire e diventare definitivamente libero avendo scontato i suoi debiti con la giustizia.

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