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La morte di George Floyd in Usa

George Floyd, cos’è la presa al collo che l’ha ucciso e perché può essere letale

George Floyd è stato ucciso da un agente di polizia che l’ha soffocato inginocchiandosi sul suo collo durante l’arresto; una sorte simile a quella capitata in Italia a Federico Aldrovandi in seguito a un fermo di polizia. Tragedie che mostrano anche la scarsa preparazione tecnica degli uomini delle forze dell’ordine.
A cura di Davide Falcioni
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Mentre in tutto il mondo cresce l'indignazione per la morte di George Floyd, ucciso da un agente di polizia che l'ha strangolato inginocchiandosi sul suo collo durante l'arresto, il governo francese ha deciso di mettere al bando le manovre che prevedono il soffocamento di un sospettato da parte degli uomini delle forze dell'ordine, manovre finora del tutto legali ma che sovente hanno portato a tragiche conseguenze: "Ho deciso di intervenire perché nessuno dovrebbe rischiare la vita durante un arresto. La presa al collo, nota come metodo dello strangolamento, sarà abbandonata e non sarà più insegnata nelle scuole di polizia e gendarmeria – ha dichiarato il ministro degli Interni, Christophe Castaner – È un metodo pericoloso. Inoltre, se un agente di polizia o un gendarme deve bloccare qualcuno a terra durante un arresto, sarà vietato fare pressione sul collo".

La tecnica con cui è stato ucciso George Floyd

La tecnica del ginocchio sul collo adottata da alcuni dipartimenti di polizia americana per immobilizzare una persona in stato di fermo è stata spesso oggetto di proteste perché estremamente pericolosa. Tale tecnica, chiamata knee-to-neck-move, consente agli agenti di trattenere il collo dei sospetti quando sono aggressivi o resistono all'arresto. Floyd era disarmato e ammanettato quando è stato immobilizzato a terra, ma ciò non ha impedito all'agente Derek Chauvin di metterla in pratica. Seth Stoughton, docente di diritto presso l'Università della Carolina del Sud e coautore di Evaluating Uses of Force of Force, ha spiegato in un'intervista alla CNN che "a seconda del modo in cui viene posizionata la testa di qualcuno e del peso della persona che esercita una pressione sul collo, la manovra può causare danni significativi". Sono in particolare tre modi in cui gli agenti possono causare lesioni usando quella tecnica e tutti causano asfissia posizionale: "Il fermato – spiega Stoughtonnon  – non riesce a respirare completamente, quindi perde gradualmente ossigeno e perde conoscenza". Il docente, che è stato ufficiale di polizia, nel suo libro sull'uso della forza, scrive: "Gli agenti dovrebbero evitare di mettere il loro peso corporeo sul collo o sulla testa del soggetto; la pressione di una tale posizione può fratturare l'osso ioide o la colonna cervicale. Inginocchiarsi al collo per un lungo periodo di tempo potrebbe essere fatale".

Federico Aldrovandi morto come George Floyd

Anche in Italia lo strangolamento è stato sovente adottato dalle forze di polizia per immobilizzare delle persone e purtroppo anche nel nostro paese le conseguenze sono state talvolta drammatiche. Come dimenticare la morte di Federico Aldrovandi, deceduto il 25 settembre del 2005 a Ferrara dopo una violenta colluttazione con quattro agenti di polizia, poi condannati? Il ragazzo, che aveva appena 18 anni, morì “per il trauma a torace chiuso”, provocato dalle “percosse da schiacciamento quando era già ammanettato”. Il tutto con la “cooperazione colposa per via della comune scelta di azione, della consapevolezza di agire insieme che avrebbe imposto di controllare anche quello che facevano i colleghi e di regolarlo. Invece gli agenti hanno trasceso colposamente i limiti consentiti al loro intervento”. "Quanto accaduto a Minneapolis – ricordava giorni fa Patrizia Moretti, madre del giovane emiliano – l'ho visto accadere tante volte, qui in Italia, come in tante altre parti del mondo. Soprattutto è successo anche a mio figlio Federico che è morto esattamente allo stesso modo di George Floyd, schiacciato sotto il peso di un poliziotto proprio mentre chiedeva aiuto, e diceva ‘non riesco a respirare' chiamando la mamma. Un rito che si è ripetuto troppe volte ed è dolorosissimo: vederlo ogni volta per me significa rivedere la scena di mio figlio".

Immobilizzare un uomo senza ucciderlo è possibile: basta conoscere il judo

Lo strangolamento di George Floyd evidenzia non solo la brutalità degli agenti coinvolti ma anche la loro scarsissima preparazione tecnica. Per immobilizzare un uomo, infatti, non è affatto necessario salire con tutto il proprio peso sul suo collo e impedirgli di respirare, rischiando di ucciderlo o di causargli danni cerebrali permanenti: sarebbe sufficiente che nelle scuole di polizia si insegnino alcune tecniche di immobilizzazione derivanti dal judo – arte marziale giapponese che prevede sessioni di  katame-waza, ovvero tecniche di controllo nel combattimento a terra: tra queste vi sono tecniche di immobilizzazione (Osaekomi-waza), tecniche di leva articolare (Kansetsu-waza) e tecniche di strangolamenti (Shime-waza). Da più parti si è erroneamente scritto che Derek Chauvin, il poliziotto che ha ucciso Floyd con la complicità di tre colleghi, ha adottato una di queste ultime tecniche. Niente di più falso: nessuna scuola di judo insegna a inginocchiarsi sul collo del proprio rivale, tanto meno a perderne totalmente il controllo fino ad ucciderlo.

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