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Francesca Amadori, licenziata dall’azienda del nonno: accordo trovato, niente processo

Si è concluso con un lieto fine il contenzioso giudiziario tra Francesca Amadori e l’azienda di famiglia, colosso del comparto agroalimentare italiano specializzato nel settore avicolo.
A cura di Davide Falcioni
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Si è chiuso con un lieto fine il contenzioso giudiziario tra Francesca Amadori e l'azienda di famiglia, colosso del comparto agroalimentare italiano specializzato nel settore avicolo.

Come rivela una nota diramata nelle scorse ore dallo studio legale dell'avvocato Domenico Tambasco, che ha assistito la nipote del fondatore dell'azienda, ieri "ha trovato consensuale e positiva conclusione il contenzioso in essere".

"La reciproca disponibilità – spiega la nota – ha reso possibile un accordo che consentisse, in primis, la tutela dell'azienda quale patrimonio della famiglia, dei dipendenti e della collettività intera". L'azienda augura a Francesca Amadori "di poter fruttuosamente intraprendere un percorso professionale diverso, fondato sui suoi 18 anni di presenza in azienda, nel corso dei quali, la stessa, ha dimostrato competenza e professionalità".

Il "caso Amadori" era esploso nel gennaio dello scorso anno quando Francesca, che ricopriva la carica di responsabile della comunicazione del gruppo, venne improvvisamente licenziata con l'accusa di assenteismo. La dirigente decise di impugnare il provvedimento, sostenendo di essere stata discriminata come donna e chiedendo di conseguenza un risarcimento di oltre due milioni di euro.

Nel dicembre del 2022 si è tenuta la prima udienza al Tribunale a Forli. In aula si sono fronteggiati Francesca Amadori e il padre Flavio Amadori, presidente del gruppo, oltre allo zio, Denis, vicepresidente. All’udienza ha preso parte a sostegno di Francesca  anche la consigliera di parità dell’Emilia Romagna Sonia Alvisi che ha evidenziato, analizzando il bilancio sociale pubblicato del Gruppo Amadori, forti disparità di genere all’interno del gruppo Amadori.

In quel contesto Francesca Amadori aveva chiesto 2,3 milioni di euro di risarcimento per i danni subiti, mentre l’azienda aveva replicato con una citazione civile nei suoi confronti per 1,5 milioni ritenendo di aver subito un danno d’immagine. L’udienza della causa che si è svolta in tribunale a Forlì davanti al giudice del lavoro Luca Mascini è stata rinviata per verificare la possibilità di trovare un accordo fra le parti prima di arrivare alla sentenza. Accordo che è stato infine siglato ieri, 13 febbraio 2023.

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