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Emanuele Feltri minacciato dalla mafia, lotta per una Sicilia libera

Questa è la storia di un giovane siciliano che coltiva prodotti agricoli biologici nella Valle del Simeto e che ha sempre denunciato richieste di pizzo, micro discariche, tombaroli e migranti sfruttati. Per questo motivo da anni subisce furti, danneggiamenti, incendi, minacce e vessazioni di ogni tipo.
A cura di Fabio Giuffrida
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Quella di Emanuele Feltri è una storia che lascia con l'amaro in bocca ma che contemporaneamente veicola un messaggio di speranza, di cambiamento, quasi di una rivoluzione che parte dal basso: una terra, quella siciliana, da sempre stuprata dal malaffare e da un cancro, quello mafioso, che cerca di distruggere uno dei territori più belli e produttivi del mondo. Una storia, quella di Emanuele Feltri, che mette in luce come i giovani non abbiano più alcuna intenzione di piegare la testa, di accettare passivamente questi ingiustificabili soprusi. Lui, un giovane perito agrario di 33 anni che ha un'azienda bio di cinque ettari nella valle del Simeto in contrada Sciddicuni, ha deciso di combattere, di non arrendersi.

Emanuele in quella terra coltiva prodotti agricoli biologici e alleva animali: è la sua vita, è il posto dove ha costruito i suoi sogni, che ovviamente non intende mollare per nessun motivo; in due anni di attività ha denunciato la presenza di discariche con copertoni ed eternit, micro discariche all'interno dell'oasi, bracconaggio, incendi mirati per creare pascolo, sostanze tossiche sversate nel fiume che provocano la morte improvvisa dei pesci, scarichi fognari non a norma, tombaroli che di notte prelevano ciò che desiderano dalla zona archeologica, migranti sfruttati in nero in alcune organizzazioni radicate nel territorio, la richiesta di pizzo nelle campagne espressa sottoforma di "guardiania". Insomma un ragazzo che non resta a guardare, che non ha paura a smascherare chi vive infrangendo la legge.

Subisce furti, danneggiamenti, incendi, minacce e vessazioni di ogni tipo da ben due anni. Ultimamente gli hanno ucciso alcune pecore e hanno decapitato la testa di una di queste, poi ritrovata dinanzi la porta di casa. Emanuele Feltri ribadisce come "abbia assistito a passerelle politiche, promesse di ogni tipo e sommarie garanzie"; ma alla fine quello che, una volta svegliatosi al mattino, deve fare i conti con questo scempio è solo e soltanto lui. Tuttavia al suo fianco ci sono cinque ragazzi di Paternò che da un mese non lo lasciano mai da solo, sono i ragazzi del Coordinamento in difesa della Valle del Simeto. Allo stato attuale, ribadisce Feltri, non vive più in quella casa, si fa scortare da alcuni amici ma ha perso la serenità e la fiducia nelle istituzioni: la forestale inviata dal Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta sarebbe andata via "per carenza di organico". Il rischio è che quella vallata, possa tornare ad essere – come dice il perito agrario – "una terra di nessuno", una zona franca per le attività mafiose: una situazione che Feltri non esita a definire surreale per un paese civile. Le parole da lui postate su Facebook, che non nascondono la sua debolezza, riassumono in breve questa vicenda che ancora non ha trovato una soluzione definitiva:

Vi siete mai chiesti perchè da tre settimane scrivo i miei post la notte? Avete guardato bene la mia faccia ogni giorno sempre più scavata? Avete idea di quello che sogno non appena provo a chiudere gli occhi un attimo? Sapete che la persona che amo sopra ogni cosa mi ha lasciato probabilmente per paura? Io non sono un "eroe per caso", io sono un uomo che sogna continuamente la morte! Danza intorno a me e interloquisce rabbrividendomi! Io sono un uomo che ha paura e nonostante tutto questo cerco disperatamente di rimanere attaccato alla vita […] Sono un uomo che crede nei valori che lo hanno reso tale e come un buon capitano durante la tempesta tengo saldo il timone pregando Dio di riuscire a superarla! 

Emanuele Feltri la sua terra non la lascia "perché è come chiedergli di smettere di respirare". Continuerà a denunciare chi deturpa, sfrutta, inquina e violenta la sua amata vallata e "non si girerà dall'altro lato al passaggio dei fratelli migranti stipati in furgoni come bestie mandate a lavorare nei campi per dieci euro al giorno". Si dichiara, è doveroso ricordarlo, anche no Tav e no Muos. Una storia, quella di Emanuele Feltri, che ci fa sentire orgogliosi di essere italiani, una storia fatta di onestà, umiltà e coraggio. Quello che ci auguriamo, per passare finalmente dalle parole ai fatti, è che le istituzioni intervengano immediatamente e seriamente per tutelare l'incolumità del perito agricolo e per garantire un futuro sereno ai nostri figli. Emanuele Feltri è la dimostrazione che la lotta alla mafia non si fa a parole ma con i fatti; ci vorrebbero tanti Emanuele Feltri anche nelle istituzioni.

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