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Dramma in casa a Gela, 14enne prende la pistola della madre e fa partire un colpo: in rianimazione

Il 14enne è in Rianimazione dopo essere stato colpito alla testa da un proiettile che lui stesso ha fatto partire dalla pistola che la madre teneva regolarmente in casa a Gela. In attesa di ascoltare il ragazzino, gli inquirenti propendono per l’ipotesi della fatalità.
A cura di Antonio Palma
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Un ragazzino siciliano di 14 anni è ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Cannizzaro di Catania dopo essere stato colpito alla testa da un proiettile che lui stesso ha fatto partire dalla pistola che la madre teneva regolarmente in casa a Gela, in provincia di Caltanissetta.

La terribile scena è stata scoperta nella serata di mercoledì scorso quando la donna è rincasata e ha trovato l’adolescente esanime a terra in una pozza di sangue all’interno dell’abitazione di famiglia, ma vivo.

Immediati la richiesta di aiuto al 118, i soccorsi medici e il trasporto all’ospedale del capoluogo etneo dove il minore è stato sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza e ricoverato poi nel reparto di rianimazione. Dopo l’intervento di neurochirurgia, le condizioni del ragazzino sono giudicate stabili anche se gravi dai medici che si sono riservati la prognosi.

Fortunatamente il proiettile partito dall’arma è entrato ed è uscito e si sta facendo di tutto per salvare il minore. Intanto sono in corso le indagini delle forze dell’ordine per cercare di accertare quanto accaduto e soprattutto se possa essere trattato di un fatto volontario o un tragico incidente.

Secondo una prima ricostruzione, il colpo sarebbe partito poco prima del ritrovamento del 14enne da parte della madre, intorno alla mezzanotte tra mercoledì e giovedì. La pistola era regolarmente detenuta in quanto la donna è una guardia giurata dipendente di una ditta di vigilanza privata.

In attesa di ascoltare il ragazzino, gli inquirenti propendono per l’ipotesi della fatalità. Uno sparo partito per sbaglio mentre il 14enne era da solo in casa e maneggiava l’arma. Secondo parenti e amici, infatti, il ragazzino non avrebbe mai manifestato segni di disagio o sintomi che possano far pensare a un gesto volontario di autolesionismo.

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