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Da senza fissa dimora a Babbo Natale: “Nei momenti di difficoltà una letterina ha portato il sorriso”

A Torino se si passeggia per piazza Castello ci si può imbattere in Silvano Boca, Babbo Natale di professione, con un passato difficile. Ho trovato, a parte questo vestito da Babbo Natale, la gente umana. È stato bello”
A cura di Redazione
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68 anni, capelli grigi e barba lunga. Quando indossa il vestito rosso, Silvano Borca è un vero Babbo Natale. Tutti i giorni si siede su una panchina di piazza Castello, a Torino, e lì aspetta grandi e piccoli che vogliono farsi fotografare con lui e lasciargli un’offerta. Ha iniziato a travestirsi da Santa Claus quasi per caso, circa vent’anni fa.

"Ho iniziato per ridere, per scherzo, facendo il Babbo Natale per gli amici", spiega. Poi la barba è cresciuta e i bambini hanno iniziato a fermarlo per strada e a scambiarlo per Babbo Natale, anche fuori dalle festività. Da allora ne ha fatto un lavoro, che l’ha sostenuto anche nei momenti di difficoltà. Infatti dietro ai suoi sorrisi e alle battute con i passanti c’è un passato difficile come senza fissa dimora: "Ho dormito in stazione, ho dormito in garage e ora faccio questo per arrotondare i soldi della pensione", racconta.

Dopo aver vissuto in un garage senza acqua e corrente, oggi abita in una casa a Chivasso, in provincia di Torino e vive con una pensione minima di 500 euro, integrata con 266 euro del reddito di cittadinanza. Quando non si traveste da Babbo Natale, veste i panni del brigante in un gruppo storico svizzero, con cui gira tutto il nord Italia. "Il lato umano di questo lavoro è molto bello", dice Borca. Nel momento in cui mi sono trovato in difficoltà in quel garage, oppure su quella panchina in stazione, triste e al freddo, mi è arrivata una letterina, che ho tenuto, perché le letterine che ricevo come Babbo Natale, anche degli anni precedenti, le tengo tutte. Quando ne leggi una, ti porta un sorriso".

Quando non era una lettera, a dargli conforto era l’altruismo di qualche passante: "Ho trovato, a parte questo vestito da Babbo Natale, la gente umana. Era un sabato sera, a febbraio dell’anno scorso. Ero in stazione e faceva veramente freddo. Erano le dieci, dieci e mezza di sera ed ero seduto su questa panchina, semi addormentato. Sono arrivati dei ragazzi che andavano a fare il loro sabato sera. Si è avvicinata una ragazza e altri due o tre, che mi hanno preso una cioccolata calda e mi hanno detto: “Non possiamo fare di più. Questo è per te”. È stato bello".

A cura di Stefano Toniolo

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