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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Cucchi, carabinieri intercettati: “Dobbiamo giocarcela per avere la pena sospesa”

I militari indagati parlano durante un viaggio in auto della notte dell’arresto di Stefano e degli scenari che si aprono con le nuove indagini.
A cura di Claudia Torrisi
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Ancora un'intercettazione agli atti dell'inchiesta bis per la morte di Stefano Cucchi, il trentunenne romano morto il 22 ottobre del 2009, una settimana dopo essere stato arrestato. Dopo l'audio della telefonata tra il carabiniere Raffaele D’Alessandro e l'ex consorte in cui la donna accusa il militare di aver "raccontato a tutti di quanto vi eravate divertiti a picchiare quel drogato di merda", spunta una lunga intercettazione ambientale, riportata questa mattina dal Corriere della Sera. Protagonisti sono i carabinieri sotto inchiesta, Alessio Di Bernardo e lo stesso Raffaele D’Alessandro, oggi indagati per lesioni gravissime, mentre viaggiano in autostrada a bordo dell'auto di un collega la notte fra il 30 e il 31 luglio 2015. I due militari parlano lucidamente della notte dell'arresto di Cucchi, degli scenari che gli si prospettano davanti e di eventuali procedimenti penali.

"In primo grado ci danno cinque anni, l’avvocato ci dice vicino a noi…ragazzi ce la dobbiamo giocare per avere la pena sospesa" dice D’Alessandro, che comunica anche ai colleghi di aver iniziato a vedere come muoversi per accaparrarsi un buon avvocato: "Ti ho capito a te e giustamente ti deve prima arrivare l’avviso di garanzia…ma io comincio a vedere per Coppi…vuoi Coppi? O quell’altra come si chiamava?…scegli l’avvocato di Berlusconi o quello di Sollecito?". La conversazione si sposta anche sul magistrato – "Quel pm è proprio un figlio di m…" – e sulle indagini, dall'esito ancora non certo: "Ma con che lo fanno il processo?".

Dopo la pubblicazione ieri dell'audio della telefonata tra D'Alessandro e l'ex moglie, la sorella di Stefano, Ilaria, si è detta incredula, "Ma finalmente la verità sta venendo fuori". La donna ha detto in un'intervista a Repubblica che si sente "soddisfatta di quello che stanno facendo il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il pm Giovanni Musarò. Ma a questo punto vorrei chiedere al generale dei carabinieri Vittorio Tomasone, che ci telefonò subito dopo la morte di Stefano, mettendosi a nostra disposizione, cosa aveva saputo dell'inchiesta interna. Visto che dagli atti leggo che Roberto Mandolini (indagato per falsa testimonianza, ndr) dopo aver parlato con Mastronardi, parlò anche con lui". Secondo Ilaria potrebbero esserci altre persone coinvolte: "Vorrei sapere anche del bianchetto sul nome di Stefano sul registro del fotosegnalamento e soprattutto della sparizione dei nomi dei due carabinieri che oggi vengono accusati di aver pestato mio fratello. Ma sono stati presi dei provvedimenti nei confronti di queste persone che sono indagate?"

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