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Covid 19

Il Covid ora è una normale influenza? No, e vi spieghiamo perché

L’Europa è investita da una nuova ondata di casi Covid dovuta alle varianti 4 e 5 di Omicron che preoccupano ancora una volta per la loro velocità di diffusione più che per la loro pericolosità.
A cura di Giorgio Sestili
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L’Europa è investita da una nuova ondata di casi Covid dovuta alle varianti 4 e 5 di Omicron. La diffusione è partita i primi di maggio dal Portogallo, Paese con la maggiore incidenza di casi (1618 casi ogni milione di abitanti) ma che nel giro di quattro settimane pare aver raggiunto il picco delle nuove infezioni, attualmente in diminuzione.

I nuovi casi sono invece in forte crescita in Spagna (362 casi per milione), Italia (753), Francia (920) e Germania (964), con un ritardo di circa 30-40 giorni rispetto all’epicentro della nuova ondata (Grafico 1, fonte dati: Our World in Data).

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L’analisi della situazione epidemiologica italiana ci indica una crescita repentina dei nuovi casi positivi iniziata a inizio giugno e che nell’ultima settimana ha registrato un +58% rispetto alla precedente.

L’indice di riproduzione calcolato con il metodo del CovIndex – più aggiornato rispetto a quello presente nel bollettino dell’Istituto Superiori di Sanità – indica un Rt pari a 1,5. Crescono anche le ospedalizzazioni e i posti letto occupati in terapia intensiva: +20% negli ultimi sette giorni. Ancora stabili invece i decessi ma forse ancora per poco: 360 i morti dell’ultima settimana, +2% rispetto ai 7 giorni prima.

La nuova ondata sembra aver investito in modo abbastanza uniforme l’intero Paese e, a differenza di quanto accadeva in passato, non si registrano differenze significative tra le regioni, con il Lazio che registra la più alta incidenza (oltre 700 casi ogni 100 mila abitanti). L'andamento epidemico della prossima settimana in Italia sarà importante per capire se, come in Portogallo, si arriverà molto presto al picco; o se il nostro Paese come altri in Europa segneranno un andamento diverso (Grafico 2).

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Cade dunque ogni ipotesi di stagionalità del virus, elemento che ci dovrebbe far riflettere quando si paragona il Covid all’influenzale. Altra notevole differenza è l’enorme capacità diffusiva del Sars-Cov-2 non solo rispetto al virus influenzale, ma anche rispetto a tutti i virus che abbiamo conosciuto e studiato nella storia recente.

È vero che la pericolosità delle attuali varianti si è notevolmente abbassata rispetto al cosiddetto virus di Wuhan, e che alcune stime indicano una letalità della “famiglia” Omicron intorno allo 0,2-0,3%, paragonabile a quella dell’influenza; ma è altrettanto vero che l’influenza non colpisce così tante persone e non le colpisce durante un intero anno.

Senza considerare poi gli effetti di Long Covid, sempre più diffusi anche tra i bambini, mentre non ci risultano casi di “Long Influenza” o simili. Non è quindi difficile cogliere il diverso impatto che Covid e influenza continuano ad avere sul sistema sanitario, elemento che elimina ogni dubbio sulla grande domanda che circola in questi giorni: il Covid non è come una semplice influenza.

Le varianti 4 e 5 di Omicron: cosa sappiamo

Le nuove sub-varanti di Omicron BA.4 e BA.5 preoccupano ancora una volta per la loro velocità di diffusione più che per la loro pericolosità. Nella flash survey di maggio in Italia risultavano essere rispettivamente all’11,4% e al 23,1% ma in rapida crescita; oggi potrebbero già essere dominanti non solo in Italia ma in tutta Europa.

Gli studi scientifici sono ancora in corso ma qualche dato sembra già certo: Omicron 4 e 5 hanno maggiore facilità nell’aggirare gli anticorpi indotti dai vaccini, come anche quelli prodotti dalle infezioni generate dalle precedenti varianti. Così si spiegherebbe la velocità di espansione di questa nuova ondata che sta coinvolgendo anche persone che si erano già infettate solo pochi mesi fa.

Puntuale arriva il documento dell’Ecdc (European centre for disease prevention and control) che esprime notevoli preoccupazioni e identifica proprio in BA.4 e BA.5 le due varianti destinate a diventare dominanti in tutta Europa.

«Come nelle ondate precedenti, un aumento complessivo dei casi di Covid-19 può comportare un aumento dei ricoveri, dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi» sottolinea l’Ecdc, a riprova del fatto che non basta guardare al dato percentuale dei ricoveri ma che bisogna tenere presente il numero totale dei soggetti infettati. Il succo del ragionamento che si legge nel documento è questo: anche una malattia meno pericolosa, ma molto più contagiosa, può portare a una maggiore pressione negli ospedali e causare un maggior numero di decessi. Per questo è fondamentale continuare a mantenere alta l’attenzione.

Le strategie sono sempre le stesse ma è bene ricordarle, soprattutto in un periodo in cui tutti hanno abbassato la guardia:

  • continuare a fare testing e tracciamento dei casi, fondamentale per avere il polso della situazione e contenere la diffusione del virus;
  • sequenziamento dei tamponi positivi, necessario per scovare le nuove varianti e studiarne caratteristiche e rapidità di diffusione;
  • continuare con le vaccinazioni: completare la terza dose per tutti e valutare l’ipotesi della quarta almeno per i soggetti più vulnerabili.

Proprio sui vaccini si esprime l’Ecdc, che valuta molto positiva la protezione indotta dalla quarta dose soprattutto nei soggetti di età superiore a 80 anni. Lo stesso documento indica inoltre la necessità di un richiamo vaccinale in autunno/inverno, almeno per gli over 60, come ulteriore scudo alle nuove ondate che certamente arriveranno.

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Fisico di formazione, comunicatore scientifico di professione. Mi occupo di scienza, tecnologia, innovazione, e aiuto a comunicarle bene. Fondatore del progetto "Coronavirus - Dati e Analisi Scientifiche". Tutto su di me su giorgiosestili.it
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