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Cloe Bianco, la provveditrice scolastica del Veneto: “Non fu demansionata, fake news dalla stampa”

La direttrice dell’ufficio scolastico regionale smentisce il demansionamento di Cloe Bianco e parla di notizie distorte dalla stampa: “Non fu perseguitata”. Ma dagli atti emergono almeno tre provvedimenti disciplinari in sei mesi.
A cura di Chiara Ammendola
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Nessun demansionamento, nessuna persecuzione nei confronti di Cloe Bianco, ma solo notizie travisate dalla stampa. Si difende così la direttrice dell'Ufficio scolastico regionale del Veneto Carmela Palumbo che ha inviato al ministero dell'Istruzione la relazione sulla carriera della professoressa transgender morta suicida a Belluno lo scorso 10 giugno.

In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, la provveditrice regionale, che al tempo lavorava altrove e che quindi non è coinvolti direttamente nella vicenda e nelle decisioni prese al tempo, nega che la professoressa Cloe Bianco sia stata demansionata né che la scuola l'abbia allontanata in qualche modo, accusando la stampa di aver strumentalizzato il suo suicidio collegandolo a fatti avvenuti sette anni fa. Ma di fatto l'insegnante fu oggetto di almeno tre procedimenti disciplinari in sette mesi, tra il novembre 2015 e il giugno 2016.

“Nessuno mai contestò la sua scelta di fare coming out, bensì le modalità con le quali lo mise in atto, che all'epoca furono considerate un po' troppo frettolose, non lasciando al preside il tempo di preparare adeguatamente studenti e personale – spiega la direttrice – il secondo procedimento fu per delle frasi inopportune rivolte ad alcuni studenti e si chiuse con un'archiviazione”. Riguardo al terzo che, come spiega Corsera, non era mai emerso finora, e che riguarderebbe un giorno di sospensione perché la professoressa indossava a scuola abiti femminili,  Palumbo ha spiegato che “spetta al ministro trarre dei giudizi”.

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Quest'ultima ha difeso l'operato dei suoi predecessori spiegando che Cloe Bianco non fu allontanata dal ruolo di insegnante: “Era una supplente iscritta a due graduatorie: quella per i docenti tecnico-pratici e quella relativa al personale amministrativo. Accettò di insegnare nei due anni successivi, mentre nell'anno scolastico 2018-2019 scelse di lavorare in amministrazione. Poi più nulla”. Ma Cloe Bianco solo qualche settimana prima di togliersi la vita aveva chiesto l'aggiornamento della propria graduatoria, sintomo del fatto che non volesse affatto rinunciare alla sua carriera scolastica.

Secondo Palumbo all’epoca la scuola non era pronta ad affrontare una situazione del genere: “Oggi invece molti istituti stanno regolamentando la “carriera alias” che permette di scegliere il nome che più si avvicina alla propria identità di genere. Con questo intendo dire che un percorso è stato fatto e ora, un episodio come quello del 2015, non scatenerebbe lo stesso scandalo”.

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