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Claudio, 66 anni e invalido: “Sfrattato nonostante il blocco Covid: m’hanno murato la porta”

Claudio, 66enne veneziano, racconta a Fanpage.it l’estenuante battaglia che combatte da tempo per poter avere un tetto sopra la testa. Lo scorso 14 ottobre il Comune di Venezia l’ha sfrattato senza preavviso dall’alloggio popolare dove viveva sull’isola di Sacca Fisola. “Sono indigente. Percepisco il reddito di emergenza, in attesa di ricevere quello di cittadinanza. Inoltre, ho numerosi problemi di salute, tanto che sono sato costretto a presentare domanda di aggravamento di invalidità. Il mio caso è seguito da un’assistente sociale e, oltretutto, gli sfratti sono bloccati fino al 31 dicembre per l’emergenza Covid”.
A cura di Daniela Brucalossi
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“Mi hanno sfrattato senza preavviso. Sono tornato a casa e ho trovato un muro di cemento davanti alla mia porta”. Claudio, 66enne veneziano, racconta a Fanpage.it l’estenuante battaglia che combatte da tempo per poter avere un tetto sopra la testa. Per anni ha abitato con sua madre in una palazzina popolare di Sacca Fisola, un'isola della laguna di Venezia. L’appartamento era intestato alla donna e, da quando è morta 10 anni fa, Claudio ha cercato in tutti i modi di regolarizzare la sua situazione di inquilino senza titolo. “Sono indigente. Percepisco il reddito di emergenza, in attesa di ricevere quello di cittadinanza. Inoltre, ho numerosi problemi di salute, tanto che sono stato costretto a presentare domanda di aggravamento di invalidità. Il mio caso è seguito da un’assistente sociale dell’ufficio della coesione sociale. Nonostante tutto ciò, Insula, il braccio operativo del Comune di Venezia per la manutenzione urbana e l’edilizia, lo scorso 14 ottobre ha fatto costruire un muro davanti alla mia porta mentre ero a Milano a fare delle cure. Il motivo? Dicono che non ho risposto a tre raccomandate di sfratto. Ma io non le ho mai ricevute. E, oltretutto, gli sfratti sono bloccati fino al 31 dicembre per l’emergenza Covid”.

“In quello stabile di Sacca Fisola io ci sono nato e cresciuto. Poi, dopo che me ne sono andato di casa, mia mamma ha continuato a vivere lì. Nel 2004 sono tornato a vivere a casa sua perché era molto malata e dovevo prendermene cura. Quando è morta nel 2010 sono andato a parlare con l’Assessore alle politiche della residenza di allora, Bruno Filippini, per chiedere se potevo rimanere a vivere in quell’appartamento. Ha acconsentito e ho cominciato a pagare regolarmente al Comune l’indennità di occupazione”.
L’indennità di occupazione non garantisce il diritto di proprietà di un’immobile, ma sancisce l’accordo con il Comune in una situazione in cui l’inquilino è senza titolo ma la sua situazione sociale ed economica gli dà il diritto di rimanere nell’alloggio.

“Dal 2017 entro ed esco dagli uffici della coesione sociale e delle politiche abitative del Comune di Venezia, per cercare di risolvere la mia situazione di inquilino senza titolo.  In quell’anno, l’Assessore alla coesione sociale mi ha comunicato che per mettermi in regola dovevo passare sotto la tutela di un’assistente sociale, la quale mi ha detto che era necessario che lasciassi la casa per un certo periodo. Da allora ho provveduto a farmi ospitare da amici e conoscenti fra Venezia e Milano, attendendo indicazione dai servizi sociali che nel frattempo avevano anche aperto una istruttoria sul caso e quindi erano a conoscenza di tutta la mia situazione, anche economica. Come suggerito dalle politiche della residenza, ero convinto che presto sarei potuto tornare nell’appartamento”.

“Nel 2019 la mia assistente sociale ha cambiato posto di lavoro e io sono stata affidato a una collega che mi ha comunicato di non poter accedere alle mie pratiche e all’istruttoria a causa della legge sulla privacy”. A quel punto, Claudio, non potendo vivere ancora ospite in casa altrui, nel luglio scorso è nuovamente tornato nell’appartamento di Sacca Fisola e ha continuato a versare l’indennità di occupazione ad Insula, anticipando i pagamenti fino al mese di dicembre. “Non riesco a descrivere lo shock che ho provato tornando a casa e trovando un muro davanti alla porta di casa. In questo momento sono costretto a stare nuovamente a casa di amici ma sono disperato e non so cosa fare. Dentro quella casa ho soldi, documenti, bollettini di pagamento e tutti i miei ricordi. Ho fatto moltissime telefonate al Comune e, quando finalmente mi hanno risposto, mi è stato detto che mi consegneranno una richiesta scritta per entrare temporaneamente a riprendere i miei averi. Sono passati giorni ma questo documento non è mai arrivato”.

Claudio in questo momento viene assistito dall’associazione veneziana Assemblea Sociale per la Casa (ASC), che aiuta i cittadini a trovare delle soluzioni abitative in periodi di difficoltà ed è uno dei bracci operativo del sindacato ADL Cobas Venezia. “Quello che è successo a questo signore e a tanti altri cittadini è una vergogna. Ci siamo rivolti a un legale per aiutarlo ma di certo questa non è solo una questione giuridica”, dice a Fanpage.it Nicola Ussardi, uno dei portavoce di ASC. “In tempi in cui la politica nazionale sospende gli sfratti data l’emergenza Covid, la politica nostrana ritiene doveroso cacciare da uno stabile pubblico un anziano, seguito da un’assistente sociale e che paga l’indennità di occupazione. Oltretutto, lo stabile del signore si trova in una zona dove sono presenti circa 70 palazzi pubblici disabitati e lasciati al degrado. In tutto il Comune di Venezia gli alloggi popolari disabitati sono più di 2mila. Perché non regolarizzare la sua situazione come quella di molte famiglie bisognose che sono in lista e hanno i requisiti per trasferirsi in quelle case?
Venezia si sta lentamente spopolando: perde circa 1000 abitanti l’anno perché gli affitti degli appartamenti privati sono troppo alti e la nuova legge regionale stabilisce che per avere diritto a una casa popolare l’Isee non deve superare i 20mila euro. Una cifra ridicola, che taglia fuori la maggior parte del ceto medio impoverito dalle crisi degli ultimi anni”.

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