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C’è l’accordo sulla minimum tax globale: 130 Paesi firmano per tassare le multinazionali

Gran parte dei Paesi del mondo hanno trovato un accordo sulla tassa globale per le multinazionali al 15%. La firma è arrivata ieri sera, con 130 dei 139 Paesi seduti al tavolo della trattativa che hanno sottoscritto l’accordo. Ora se ne parlerà al G20 di Venezia, poi un nuovo incontro con tutti i Paesi.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Ieri sera si è chiuso l'accordo storico tra i rappresentanti di 130 Paesi: verrà introdotta una tassa minima globale per le multinazionali. Se n'era già parlato tanto poche settimane fa, quando anche i leader del G7 avevano trovato un accordo e si era discusso se fosse una buona notizia o più un annuncio che mascherava una presa in giro. Perché, di fatto, la tassa di cui si parlava era molto bassa (il 15%), ma anche perché tra i Paesi del G7 non ci sono paradisi fiscali, ovvero quegli Stati in cui stabiliscono le sedi legali le grandi aziende multinazionali perché agevolate da una tassazione spesso ridicola. Nonostante poi le stesse imprese operino in gran parte degli altri Paesi del mondo.

È uno dei grandi temi di questa epoca, e l'accordo del G7 era stato comunque festeggiato come un passo avanti. Ora però, con quello chiuso ieri sera, il passo avanti è molto più importante. A firmare l'accordo, fortemente voluto dal presidente americano Joe Biden e coordinato dall'Ocse, sono stati 130 Paesi sui 139 che erano seduti al tavolo della trattativa e che rappresentano più del 90% del Pil a livello mondiale. Non sorprende che tra coloro che alla fine della discussione hanno deciso di non firmare ci siano principalmente paradisi fiscali: Barbados, Estonia, Irlanda, Kenya, Nigeria, Saint Vincent e Grenadine, Sri Lanka e Ungheria. Ma anche il Perù per motivi burocratici e non perché in disaccordo con la tassa globale.

Alcuni dettagli dell'accordo verranno rivelati al prossimo G20 di Venezia, poi nella nuova riunione dell'Ocse in autunno, ma in ogni caso non dovrebbe entrare in vigore prima del 2023. L'idea di fondo dell'accordo è che le multinazionali siano obbligate a pagare un'imposta del 15% sui profitti in ogni Paese dove operano, per evitare che sfruttino la tassazione differente nelle diverse nazioni, privilegiando quelle con le imposte più basse. "Siamo fiduciosi che, via via che i dettagli tecnici verranno sviluppati nei prossimi mesi, gli Stati membri che mancano saranno in grado di firmare l'accordo", fa sapere la Commissione Ue.

Il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, ha esultato per la notizia su Twitter: "Oggi è stato compiuto un passo storico verso una tassazione più equa delle multinazionali – ha scritto l'ex presidente del Consiglio – Fiducioso che il G20 sosterrà questo accordo senza precedenti il prossimo fine settimana a Venezia". Gli ha fatto eco il ministro dell'Economia, Daniele Franco: "Le notizie che arrivano dall'Ocse sono un passo avanti verso l'intesa politica sulla riforma della tassazione delle multinazionali che intendiamo raggiungere al G20 Finanze, in programma a Venezia la prossima settimana sotto la presidenza italiana".

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