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Tasse alle multinazionali, Civati: “È passo avanti, le diseguaglianze stanno sfuggendo di mano”

“Finalmente, con un ventennio di ritardo, si comincia a parlarne. È fondamentale, perché la situazione è completamente sfuggita di mano dal punto di vista delle diseguaglianze e rispetto alla possibilità di mantenere il welfare che abbiamo conosciuto alla fine del Novecento. L’abbiamo visto con la pandemia: bisogna rimettere in ordine un Paese in cui il patto sociale si è spezzato”: lo ha detto il fondatore di Possibile, Pippo Civati, in un’intervista con Fanpage.it commentando l’accordo raggiunto dai Paesi del G7 sulla tassa globale per le multinazionali.
A cura di Annalisa Girardi
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I Paesi del G7 hanno trovato un accordo: si impegneranno a istituire una tassa globale di almeno il 15% per le multinazionali. Sarà dovuta in ogni Paese in cui queste operano, indipendentemente da dove sia la loro sede. Un tema su cui si discute da anni, specialmente in relazione ai giganti del web. La notizia ha scatenato molte reazioni: da un lato si è parlato di un passo avanti importantissimo verso una fiscalità più giusta, dall'altro si è però sottolineato che deve essere il primo di una lunga serie, dal momento che, guardando ad esempio all'Italia, la pressione fiscale per i cittadini e le piccole e medie imprese è decisamente più alta del 15%. Abbiamo provato a fare il punto della situazione con il fondatore di Possibile, Pippo Civati. Ecco che cosa ci ha detto.

Secondo Civati è importantissimo che, anche se ancora non c'è nulla di concreto, se ne inizi a parlare proprio in questo momento, con la pandemia che rischia di acuire delle diseguaglianze sociali già di per sé acute:

Finalmente, con un ventennio di ritardo, si comincia a parlarne. È fondamentale, perché la situazione è completamente sfuggita di mano dal punto di vista delle diseguaglianze e rispetto alla possibilità di mantenere il welfare che abbiamo conosciuto alla fine del Novecento. L'abbiamo visto con la pandemia: per me progressività, patrimoniale, tasse alle multinazionali, tasse sulla successione anche più vigorose della proposta di Letta che poi sembrerebbe finire in un bonus, servono a rimettere in ordine un Paese in cui il patto sociale si è spezzato. 

Anche se il fondatore di Possibile riconosce che le aliquote siano basse, ribadisce quanto sia stato importante intavolare il discorso per costruire un sistema fiscale più giusto a livello globale:

È una buona notizia, è chiaro che le aliquote sono basse e che non è così che si fa, però già il fatto che se ne incominci a parlare è una specie di miracolo. Perché fino a ieri chi ha fatto i soldi durante la pandemia faceva le feste. Se davvero inizia questo percorso, se davvero inizia il percorso della fatturazione e del pagamento delle tasse nello stesso Paese, questione che in Europa è discussa da una decina d'anni, se davvero si inizia a capire che non si possono avere dei paradisi fiscali, per cui io compro un oggetto e questo non rientra mai nel circolo della fiscalità di quel Paese, allora è un passo avanti.

Civati afferma che sia stato possibile raggiungere un accordo di questo tipo principalmente grazie all'apertura del presidente statunitense Joe Biden verso alcuni temi di giustizia sociale vicini all'ala democratica più a sinistra. E sottolinea come il ritardo dell'Europa sulla questione sia quantomeno discutibile:

Gli Stati Uniti sono una multi-nazione e hanno molte multinazionali. Quindi è chiaro che finché non si muovono gli Stati Uniti il ragionamento non parte. Anche se devo segnalare che l'Europa che arriva dopo, con la sua cultura e storia politica, è impressionante. Che debba essere Joe Biden a fare queste proposte dimostra a che punto siamo noi. Fino a ieri in Europa si parlava di fiscalità concorrente, chi fa più sconti e più regali, chi prende Apple e chi Google. Così non si va da nessuna parte e vincono i sovranismi più beceri.

In conclusione Civati interviene anche sulla proposta di aumentare la tassa di successione, avanzata dal segretario del Partito democratico, Enrico Letta, per finanziare una dote ai 18enni.

Tutto quello che concorre a ridurre le diseguaglianze e a fare interventi strutturali per me è il benvenuto ed è urgente. Perché altrimenti le nostre società e le nostre istituzioni salteranno. Ma non si fa la tassa di successione per fare un bonus. Si fa come negli altri Paesi, in Francia o in Germania, per mettere a posto le scuole, per rilanciare la ricerca, per fare ciò che riguarda il futuro. Il bonus è una trovata elettorale. Letta che doveva superare Renzi sta facendo le stesse cose che fece lui. Facciamo piuttosto in modo che ci sia la progressività per chi guadagna cifre altissime anche rispetto a chi è benestante, che ci sia la patrimoniale (anche per qualche tempo, cinque o dieci anni) per chi ha grossi patrimoni, non sto parlando delle persone comuni, e facciamo in modo che ci sia una logica del sistema che protegge i più deboli. Da troppo tempo, anche durante la pandemia, è andata avanti al contrario.

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