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Catanzaro, si spaccia per ginecologo e violenta 63 donne: arrestato grazie a una telecamera

Si fingeva ginecologo e abusava delle pazienti all’interno del suo studio nei pressi di Catanzaro. Un medico cardiologo è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di almeno 63 pazienti.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Avrebbe violentato almeno 63 donne, tra le quali una minorenne, spacciandosi per ginecologo. Un medico cardiologo in servizio presso l'ospedale di Soverato, nei pressi di Catanzaro, è stato arrestato dai carabinieri con l'accusa di abusi sessuali sulle pazienti. Il tutto sarebbe avvenuto nello studio privato del medico, a Soverato. Era qui che l'uomo si fingeva ginecologo, pur non avendo mai conseguito questa specifica specializzazione. Nonostante fosse in realtà cardiologo, attirava le sue vittime nello studio prospettando una visita ginecologica specialistica e poi attuava direttamente le violenze o induceva le vittime a compiere atti sessuali.

La Procura della Repubblica di Catanzaro ha inoltre disposto il sequestro di alcuni telefoni cellulari e computer. Il medico è stato posto in custodia cautelare in carcere. Davanti al giudice dovrà rispondere, oltre che del reato di violenza sessuale, anche di pornografia minorile, interferenze illecite nella vita privata e truffa. Le donne vittime delle aggressioni sono state riconosciute dalle forze dell'ordine grazie alle immagini riprese dalla telecamera istallata nello studio proprio dallo stesso professionista. Sarebbero almeno 63 le pazienti abusate all'interno dello studio medico, ma il numero di vittime potrebbe essere molto superiore. Le immagini riprese dalle telecamere, infatti, risultano poco chiare e hanno portato all'individuazione solo di alcune donne oggetto degli abusi. Le forze dell'ordine quindi continueranno a indagare sul numero delle persone coinvolte. Gli agenti temono infatti che molte altre vittime possano non aver denunciato l'accaduto perché intimorite o perché in imbarazzo.

Il medico, inoltre, conservava i codici di criptaggio per accedere alle immagini della telecamera presente nel suo studio in diversi dispositivi elettronici. Proprio quelle password hanno permesso agli agenti di ottenere le prove delle molestie e per questo sono stati sequestrati tutti gli altri supporti informatici.

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