140 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Cambiamenti climatici

Caldo record, sulle Alpi non c’è neve: “Si suda come fosse ottobre”. Allarme siccità per l’estate

Le scarse precipitazioni nevose e il caldo fuori stagione dell’inverno stanno causando disagi ai gestori delle piste da sci ma soprattutto, in prospettiva futura, all’approvvigionamento idrico. Si rischia una nuova estate all’insegna della siccità.
A cura di Davide Falcioni
140 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Prati di alta quota coperti d'erba, ruscelli rigogliosi e temperature ben superiori alle medie stagionali. Sembra un quadro idilliaco, invece rischia di essere il preludio a una nuova estate di siccità e caldo torrido. Le Alpi, infatti, hanno un aspetto decisamente anomalo per questo periodo dell'anno e, sebbene molti impianti sciistici siano attualmente aperti, il più delle volte ciò accade solo grazie alla neve sparata dai cannoni.

Le scarse precipitazioni nevose e il caldo fuori stagione dell'inverno stanno permettendo all'erba di ricoprire i pendii di tutta la regione, causando disagi ai gestori delle piste da sci ma soprattutto, in prospettiva futura, all'approvvigionamento idrico. In questi giorni chiazze di erba, roccia e sporcizia sono chiaramente visibili tra gli impianti di alcune mecche dello sci europeo, come Innsbruck in Austria, Crans-Montana in Svizzera e Lenggries in Germania.

La scarsità di neve ha riacceso la preoccupazione per gli effetti irreparabili legati ai cambiamenti climatici, effetti che anno dopo anno sono sempre più evidenti. Raccontava tre giorni fa Michele Argenta, membro del collettivo Ci Sarà Un Bel Clima:

"Alle 8 di mattina in Val Canzoi ci sono 7°C. Saliamo la mulattiera, si suda come fosse ottobre. Arrivati al Porzil troviamo la prima neve, la temperatura non si è abbassata di molto. Dai 1700 ai 2100 del monte Brendol e del monte Mondo, i versanti affacciati a sud sono senza neve, si sente scrosciare la piccola cascata prima di arrivare in malga. L'erba sotto è verde marrone come la ricordavo da questo autunno. C'è nebbia, si vede poco distante, la neve sotto le scarpe è farinosa e si sente che inizia a diventare neve bagnata. Ci diciamo che un 30 dicembre così caldo non è normale. In effetti lo zero termico di questi giorni si aggira sui 3000 metri, ben sopra le nostre teste e i ben sopra i Piani eterni. Chi ha la fortuna di poter salire in quota questi segnali li vede, forse fa fatica a capirli, ma sono senza dubbio amplificati e visibili, si toccano con mano. Alta pressione e poca neve in quota li abbiamo già visti nell'inverno 2021. A marzo stavamo parlando di razionare acqua, a giugno arrivavano le autobotti in alcuni comuni del Piemonte e a luglio chiudevano dei rifugi per mancanza di acqua. A 30km in linea d'aria da noi, ad Alleghe, le lingue di neve sui prati sono fatte da neve artificiale. Fa troppo caldo e quella è l'unica soluzione per far andare avanti una stagione che ha aspettative altissime (sia per la scorsa stagione che per le chiusure covid). Camminando nella nebbia che avvolge il sentiero di ritorno mi chiedo come faremo (e soprattutto quando) ad uscire da questa cecità collettiva".

Disastroso scioglimento dei ghiacciai

Come ricorda Davide Sironi, meteorologo di 3B Meteo, "il 2022 verrà ricordato come l'anno nero per i ghiacciai alpini. Una combinazione senza precedenti di anomalie meteoclimatiche ha portato ad una deglaciazione senza precedenti sulla gran parte degli apparati glaciali italiani ed esteri". Il periodo di fusione glaciale, in condizioni normali concentrato in poche settimane tra luglio e agosto, è proseguito per quasi tre mesi portando a bilanci di massa eccezionalmente negativi ma anche ad impatti significativi sull'ambiente glaciale e alpino.

Un disastro vero e proprio. L'Accademia Svizzera delle Scienze ha fatto sapere che la scorsa estate, i ghiacciai ellenici hanno perso tre chilometri cubi di ghiaccio, pari al 6.2% di volume totale. Un dato quasi doppio rispetto al precedente primato dell'estate 2003, che secondo le statistiche doveva avere tempi di ritorno secolari o millenari.

Secondo gli esperti nella sola estate 2022 è andato perduto tra il 6 e il 10% dell'intero volume di ghiaccio presente sull'intero arco alpino: un dato estremamente preoccupante, visto che il ghiaccio e le nevi perenni rappresentano una preziosa riserva di acqua dolce disponibile.

140 CONDIVISIONI
525 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views