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“Bimbominchia” al bullo che picchiò la figlia a scuola: famiglia finisce a processo

I fatti nel 2019 nel Veronese. La donna e gli zii definirono sui social “piccolo criminale” il coetaneo che malmenò la bimba di 9 anni in classe, mandandola all’ospedale.
A cura di Biagio Chiariello
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Il 10 aprile 2019 una bambina di 9 anni che frequentava una scuola elementare nel Veronese fu picchiata da un compagno di classe tanto da dover ricorrere alla cure dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Magalini.

Il caso era arrivato anche a Roma dove l'allora ministro dell’Istruzione Marco Bussetti inviò a Verona il proprio consigliere Luca Bernardo per "verificare di persona quanto accaduto nella scuola villafranchese e acquisire la documentazione necessaria".

Ma a distanza di oltre 3 anni a finire sul banco degli imputati sono i familiari della vittima. Nello specifico mamma e zii della minore picchiata sono accusati di aver diffamato sui social, in particolare su Facebook e sulla chat scolastica, i genitori del bambino che aveva malmenato la coetanea durante un’ora di lezione.

Come racconta Il Corriere del Veneto, nei giorni seguenti al litigio tra i due scolaretti  in particolare tra il 13 e il 16 dello stesso mese di aprile, i parenti della piccola finita in ospedale avrebbero "offeso la reputazione" dei genitori del maschietto.

Nello specifico la madre del piccolo sarebbe stata definita dai familiari della bambina "la mamma del bullo", mentre il figlio sarebbe stato bollato come "un bullo che la tormenta e le dà un calcio nelle parti basse.. piccoli criminali crescono… ".

La zia della bimba si sarebbe spinta oltre, qualificando su Facebook il piccolo "sto bimbominchia" e descrivendo i suoi genitori come "menefreghisti". Inoltre la zia scrisse che «prendere a calci e pugni una bambina è proprio voglia di fare del male": la stessa parente, in un altro post pubblicato sui social, aggiunse che "il bambino ha mandato all’ospedale anche un altro compagno l’anno scorso" e che "non è stata nemmeno la prima volta".

Anche la mamma della bambina si espresse on line con toni accusatori, pubblicando le foto della figlia ferita, rivelando che "ha incubi tutte le notti, non vuole più tornare a scuola" e aggiungendo che "quel bambino l’aveva presa di mira da tre anni".

E così i genitori del bambino decisero di passare alle vie legali. La Procura scaligera chiese l’archiviazione ma il giudice per le indagini preliminari non fu dello stesso avviso e decretò l’imputazione coatta mandando a processo la famiglia della piccola per diffamazione aggravata dall’uso dei social network.

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