Bimbo ucciso dalla mamma a Muggia, il parroco: “Conosco la famiglia, situazione di estrema fragilità”

"Conoscevo la famiglia, la mamma si trovava in una situazione di estrema fragilità personale, umana, psicologica. È una donna ucraina arrivata in Italia prima della guerra. Il bimbo aveva 9 anni, lei era qua da tempo. Anche se nell'ultimo periodo la situazione non si era aggravata particolarmente e nulla poteva far pensare a questo epilogo".
A parlare a Fanpage.it è don Andrea Destradi, parroco di Muggia (Trieste), dove poche ore fa è stata arrestata una 55enne. La donna ha ucciso il figlio di 9 anni, tagliandogli la gola con un coltello da cucina.
Muggia, la situazione familiare difficile: "Il papà l'ha lasciato alla mamma controvoglia"
"Il papà l'ha lasciato alla madre controvoglia, nemmeno il bimbo stava volentieri con la mamma, proprio per quanto detto prima. Ieri sera ho visto il padre nella piazza che parlava al telefono con qualcuno, ho ricostruito che faceva telefonate per cercare di rintracciare il figlio e la madre. – aggiunge il sacerdote .- E a pochi metri, già da ore, era successo tutto".
I poliziotti sono entrati nella casa dove la 55enne abitava, in Piazza Marconi, con l'aiuto dei Vigili del Fuoco. Qui hanno trovato il corpo del piccolo che presentava ferite da arma da taglio al collo. La madre, in stato di shock, con dei tagli sulle braccia. È stata presa in cura dai sanitari e trasportata nell'ospedale di Cattinara.
Una situazione di "fragilità psicologica" e le diverse offerte d'aiuto
"Non so cosa facesse attualmente, però riusciva a sostenere un affitto in centro storico. Diverse volte era venuta da me a cercare aiuto ma avevo difficoltà perché mi rendevo conto che la sua situazione di fragilità psicologica non mi permetteva di monitorarla o di metterla in contesti lavorativi che sarebbe stata in grado di mantenere, come era già successo".
"Le dicevo di chiedere aiuto, ma lei mi rispondeva che stava benissimo, che non aveva bisogno di nulla. Era seguita dai servizi sociali del Comune, così come dai Carabinieri che erano a conoscenza del rapporto difficile con il padre del bimbo. Vivevano separati da tempo e nulla faceva presagire questo epilogo", ricorda ancora don Andrea.
Il sacerdote aveva incontrato il papà e il figlio a Messa in parrocchia solo pochi giorni fa, sabato 15 novembre. Il bimbo si preparava per la prima comunione. L'uomo, osserva il parroco, non ha segnalato un evento recente particolarmente critico: "Non si è fermato per dirmi: ‘C'è questo problema, non so cosa fare, aiutami‘".
E aggiunge: "La drammaticità della situazione era stata un po' normalizzata, era il menage di questa famiglia. Credo che sia un gesto maturato molto, molto lentamente. Già la gravidanza era stata difficile, mamma e figlio avevano un rapporto complicato, questo è quello che posso dire. Ma da qui ad arrivare a quello che è successo, una cosa brutale…".
Sui motivi che potrebbero aver spinto la donna a commettere l'infanticidio saranno investigatori e inquirenti a fare piena luce. La comunità è sconvolta, il sindaco Paolo Polidori ha proclamato il lutto cittadino e un minuto di silenzio in tutta la città.
Don Andrea conclude solo dicendo: "Forse da parte sua c'era anche la volontà di avere un rapporto con il figlio più costante, ma il tribunale aveva dato disposizioni diverse, che definivano molto bene le dinamiche dei genitori".
