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Barzelletta Mose, slitta la fine dell’opera. Il provveditore: “Finito nel 2021? Una forzatura”

Caos a Venezia dopo le parole del provveditore alle opere pubbliche venete Cinzia Zincone che ammette che difficilmente il Mose potrà rispettare la data di consegna di fine 2012. Poi, dopo l’intervento del governo, si corregge e parla di una “una possibilità”. E intanto spunta un altro paradosso, quello della “garanzia di 100 anni” della gigantesca opera.
A cura di Giorgio Scura
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La presa in giro del Mose continua: l'opera non sarà pronta nemmeno per il 2021. Lo scrive la stampa locale che riporta le parole di Cinzia Zincone, provveditore alle opere pubbliche venete. Dopo che Regione e Comune hanno sventolato al Governo la data di consegna dell'opera entro la fine del prossimo anno, si scopre che era tutta una balla, che entro l'anno prossimo l'opera non sarà finita. E non si fa fatica a capirne il perché.

L'opera non è mai stata azionata tutta insieme, nemmeno in situazioni di mare calmo (e dovrà funzionare anche e soprattutto in condizioni di mare grosso). Solo sporadiche movimentazioni, più che altro per permettere la manutenzione degli alloggi delle paratie. E poi manca un piano di collaudo, uno studio sui costi di manutenzione, per non parlare del fatto che non c'è stata finora nessuna società che si è mostrata interessata alla gestione… e anche qui non si fa fatica a capirne il perché.

Le parole del provveditore Zincone ("La data del 2021 è forzata perché sono saltate le scadenze intermedie") hanno provocato il caos a Venezia e non solo. Tanto che subito il governo, nella persona del sottosegretario alla Presidenza, Andrea Martella, si è affrettato a ristabilire i patti: «Il Provveditore alle opere pubbliche del Triveneto mi ha confermato che per la fine del 2021 l'opera potrà essere consegnata» e che «a giorni verrà presentato un cronoprogramma che consentirà entro sei mesi, in situazioni di emergenza, di attivare il Mose. Nel frattempo è intenzione del governo continuare a lavorare per determinare una nuova governance sulla laguna anche attraverso l'istituzione di una nuova Agenzia per Venezia».

Eh già, l'Agenzia per Venezia, che dovrebbe essere una sorta di commissariamento del già presente super commissario Elisabetta Spitz che a sua volta era stata nominata per redimere le vicende dei tre precedenti commissari indicati per governare il Consorzio Venezia Nuova dopo il terremoto tangenti del 2014. Avete capito? L'iper commissariamento del super commissario. Tipo Guerre Stellari.

Successivamente anche il provveditore Zincone, dopo che perfino il ministro Paola De Micheli si era mostrata ottimista, è dovuta tornare sui suoi passi, dicendo che in fondo "una possibilità" di vedere il Mose finito entro fine 2021, in fondo c'è. Ma quelli che ci credono, a questo punto, si contano sulla dita di una mano.

La fantomatica garanzia di 100 anni

Intanto il Mose se ne sta lì, adagiato in fondo al mare, a farsi mangiare da corrosione, correnti, agenti marini, bugie e paradossi. L'ultimo riguarda la celebre "garanzia di 100 anni con una manutenzione quinquennale" che riguarda cerniere e paratoie, tra i talloni di Achille più dolorosi per quest'opera. La trovate scritta nero su bianco nella brochure qui sotto, diffusa dallo stesso Consorzio. Ebbene, siccome da contratto il Consorzio Venezia Nuova si scioglierà due anni dopo la messa in esercizio delle dighe mobili, se si dovessero riscontrare degli errori di progettazione o di costruzione nei restanti 98 anni, chi ne risponderà? In pratica è come se doveste acquistare un'auto con 5 anni di garanzia sapendo che la concessionaria chiuderà per sempre la settimana prossima… Chi paga alla fine? Paga Pantalòn, dicono i veneziani, quando i costi se li deve sorbire sempre il più fesso, in questo caso, il contribuente.

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