4.655 CONDIVISIONI

Avetrana dieci anni dopo l’omicidio di Sarah Scazzi, cosa è rimasto tra bugie e omissioni

Il 26 agosto del 2010 ad Avetrana veniva uccisa la quindicenne Sarah Scazzi. Due mesi dopo la Tv dava in diretta alla madre l’annuncio del ritrovamento del corpo in un pozzo nelle campagne del paese e Michele Misseri finiva in prima pagina. Dieci anni e due condanne all’ergastolo dopo, ecco cosa è rimasto di quella estate e dove sono i protagonisti della storia.
A cura di Angela Marino
4.655 CONDIVISIONI
Immagine

Sono passati dieci anni da quando da uno sparuto paese del litorale salentino, scompariva una ragazzina bionda. Sarah Scazzi, quindicenne vivace e desiderosa di attenzioni, svaniva nel nulla mentre era diretta a casa della cugina per andare al mare. Cercata da tutti, per giorni, non sarebbe stata ritrovata mai, probabilmente, se non si fosse fatto avanti qualcuno molto esperto del territorio, qualcuno che nei campi arsi dal sole ci aveva passato una vita. Qualcuno, che nel pozzo a pochi chilometri dalla villetta di via Deledda, dove Sarah trascorreva il suo tempo, ci aveva gettato il corpo della nipote. Era settembre del 2010 quando Michele Misseri con il suo berretto da pescatore e gli occhi blu, smarriti, si affacciava sulle pagine di cronaca come l'orco, colui che, stando alla sua confessione, aveva ammazzato la nipotina ritrosa ai suoi approcci e ne aveva profanato il cadavere.

Si componeva allora il complesso mosaico del delitto di Avetrana, con le sorelle Cosima Serrano e Concetta Spagnuolo, divise, lo zio orco, eppure dall'aspetto ingenuo e i modi dimessi, la cugina sospetta e l'amico adone, Ivano Russo, che per tre gradi di giudizio è stato ritenuto centrale in questo delitto. Perché Michele, entrato prepotentemente sulla scena confessando e facendo ritrovare il cadavere, è letteralmente sparito quando gli investigatori hanno visto il suo bluff e hanno cominciato a indagare in seno alla sua famiglia. Disastrata, con problemi coniugali ormai cronici tra marito e moglie ma nondimeno unita dal lavoro e dal sacrificio, di fronte a un delitto non premeditato commesso da madre e figlia, la famiglia di Michele e Cosima aveva serrato i ranghi e messo in scena la colpevolezza di Misseri, pur di salvare le due donne. Allora Michele, con l'aiuto del fratello aveva portato il corpicino della nipote in campagna e lo aveva nascosto sul fondo di quel pozzo, dove avrebbe dovuto restare anche il segreto di quel pomeriggio di agosto, quando le donne avevano perso la testa e strangolato la ragazzina che fino al giorno prima avevano trattato come figlia e sorella.

Dopo anni d'interviste, retroscena, approfondimenti televisivi, testimonianze offerte e poi negate (tra tutte quella, schiacciante, del fioraio Buccolieri) non siamo ancora arrivati alla fine della storia. In piedi, sull'omicidio di Sarah Scazzi, c'è ancora un troncone di processo che indaga i presunti depistaggi, le bugie e le dissimulazioni dei paesani della famiglia Misseri – Serrano. Perché come ha detto ieri Valentina Misseri, figlia di Cosima e sorella di Sabrina: "tutto il paese è finito al processo, ma il colpevole è uno". Per Valentina e la sua famiglia questi è Michele Misseri;  per i più di 30 giudici che hanno trattato il caso, sono Cosima e Sabrina, oggi insieme in una cella di un penitenziario femminile a scontare l'ergastolo. Movente, la rabbia e il rancore per Sarah che si era intromessa tra la cugina e il ragazzo a cui era interessata, uscendo dal ruolo di piccola protégé, di bambina da coccolare e diventando adulta e rivale.

Dieci anni dopo Avetrana non è cambiata. Concetta Serrano, la mamma di Sarah, vive ancora lì, sola, nella casa di Vico II Verdi. Continua a essere convinta della colpevolezza della sorella e della nipote. Claudio e Giacomo Scazzi, padre e fratello sono invece stabilmente a Milano, dove hanno sempre vissuto. Valentina Misseri è a Roma, da dove tuona contro il padre che presto potrebbe accedere a pene alternative al carcere: "bella giustizia". Michele Misseri non è mai riuscito a raccontare in maniera chiara la dinamica dell'omicidio né a fornire un movente che fosse credibile, pur avendoci provato per anni e continuando a farlo dalla cella del carcere. Concetta e Sabrina dividono la stessa cella, non rispondono mai alle lettere di Michele. Attendono l'esito del ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro la sentenza che le ha condannate. Il canile intitolato a Sarah, iniziativa lanciata con una raccolta fondi dal fratello, non è ancora stato aperto. Ivano Russo, oggi imputato nel processo sui depistaggi, è rimasto ad Avetrana, recentemente ha partecipato a un'intervista per il libro ‘Sarah' scritto da Falvia Piccini e Carmine Gazzani. "Era un delitto in ambito familiare, che ruolo posso aver avuto io?".

4.655 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views