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Antonietta Rositani in coma, il papà: “Colpa di chi ha tenuto le sue denunce nel cassetto”

Duro attacco del papà di Antonietta Rositani alle istituzioni. “Mia figlia, la mia bambina, è vittima dello Stato, di chi ha tenuto le sue denunce nel cassetto, di chi ha permesso che il suo ex evadesse i domiciliari dopo che aveva già violato obbligo di distanza di 300 metri, di chi quel giorno le ha consigliato di girovagare in città invece di attivare attivare immediati protocolli di protezione”.
A cura di Angela Marino
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"Mia figlia è vittima dello Stato, perché se si trova in rianimazione, oggi, è colpa di colui o di coloro che hanno tenuto le sue denunce nel cassetto, è stata abbandonata dalle istituzioni" è la durissima denuncia affidata da Carlo Maurizio Rositani, a Fanpage.it. Maurizio è il papà di Maria Antonietta Rositani, da quattro giorni in coma per le gravissime ustioni riportate lo scorso marzo dopo l'aggressione del suo ex marito, Ciro Russo, che ha tentato di darle fuoco. Antonietta è in sala di rianimazione all'ospedale di Reggio. Mentre amici e familiari sono in preghiera per lei, il papà Maurizio ha annunciato che scriverà al presidente della Repubblica. Intanto ha consegnato a fanpage.it una tristissima lettera.

Un incubo! E’ un incubo quello che sto vivendo da giorni nell’affannosa ricerca di risposte a quella terribile domanda che si è prepotentemente impadronita della mia mente, trasformando impietosamente la vita della mia famiglia in un’ immane tragedia: “Si poteva evitare che la mia bambina, la mia principessina, venisse ARSA VIVA, malgrado le sue richieste di aiuto ininterrottamente urlate già da qualche anno?” A questa domanda, che ha reso insonni le mie notti, hanno fatto seguito innumerevoli riflessioni e domande come:

1. Considerato che Ciro Russo aveva già violato la misura cautelare dell’obbligo di distanza di 300 metri ed aveva palesato pubblicamente le sue ferme intenzioni di ucciderla, quelle che, crudelmente, ha tentato di porre in essere, poteva usufruire del beneficio degli arresti domiciliari?

2. Ammesso che avesse, per qualche ragione a me sconosciuta, il diritto di godere di un importante beneficio come gli arresti domiciliari, nonostante l’evidente pericolosità dimostrata e l’assoluta non curanza delle leggi, non sarebbe stato opportuno prendere delle precauzioni, installando un braccialetto elettronico per garantire un adeguato livello di sorveglianza?

3. Posto che l’ordinanza, nel dettare i termini della detenzione agli arresti domiciliari, determinava anche, a chiare lettere, limiti di comunicazione del detenuto con i soli familiari, come è stato possibile che facesse libero uso di telefoni e social network (facebook) e nonostante le immediate denunce di mia figlia non venisse preso alcun provvedimento, da parte delle autorità competenti, che avrebbe potuto scongiurare la disgrazia?

4. Qualcuno ha reso edotti i Signori Russo, genitori del detenuto, che, incombendo su di loro l’obbligo di vigilanza, avrebbero, pur di non rimanere svegli, nelle ore notturne, mettere in sicurezza la porta di uscita, nascondendo al detenuto la chiave e non lasciare in bella vista le chiavi della vettura con la quale lo stesso ha potuto, indisturbato, percorre ben 450 Km fino a raggiungere mia figlia per consumare, con atrocità inaudita, il suo ennesimo delitto?

5. Come è possibile che, in un territorio fortemente contaminato dalla criminalità, come , purtroppo, risulta essere il meridione d’Italia, un EVASO possa tranquillamente percorre così lunghe distanze, in ore notturne di traffico quasi inesistente, quando chiunque dovrebbe risultare sospetto, servendosi di comode autostrade, lungo le quali sono posizionati i più innovativi sistemi di controllo, su una vettura la cui targa, per ragioni di sicurezza, sarebbe dovuta già essere segnalata, senza che nessuno se ne accorga?

6. Ammesso che i Signori Russo, senza svolgere un preliminare tentativo di rintracciare il figlio evaso, in base a quanto da loro stessi dichiarato, abbiano, riscontrata la fuga, tempestivamente dato l’allarme comunicando alle

8:05 alle forze dell’ordine l’accaduto, perché non è scattato immediatamente un protocollo che mettesse in sicurezza, per tempo, mia figlia?

7. Perché a mia figlia, da me avvisata alle 8:26 dell’evasione dell’ex marito, dopo una lunga catena di comunicazione, quando ha chiamato, alle 8:27, terrorizzata, le forze dell’ordine per chiedere aiuto le è stato banalmente suggerito di girovagare in città senza fermarsi piuttosto che suggerirle lucide soluzioni ed attivare immediati protocolli di protezione e di messa in sicurezza, lasciando, così, che trascorresse altro tempo utile all’evaso per concretizzare il suo malefico disegno criminale ? Ringrazio Dio che ha salvato la vita della mia piccola che si è trovata sola a lottare contro le peggiori atrocità e spero che il mio divorante senso di colpa, per non essere riuscito a proteggerla, venga avvertito anche da chi, sapendo, poteva e doveva fare di più affinché ciò non fosse avvenuto.

Carlo Maurizio Rositani,

Papà di Maria Antonietta

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