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Amnesty: “In Italia il 50% dei ragazzi è vittima di bullismo, il 20% è molestato assiduamente”

Secondo il rapporto diffuso da Amnesty International, in Italia un giovane su due di età compresa tra gli 11 e i 17 anni è vittima di bullismo. Inoltre uno su cinque, per la stessa fascia di età, è una vittima assidua, ossia molestata più volte al mese.
A cura di Maurizia Marcoaldi
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immagine di archivio
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In Italia un giovane su due di età compresa tra gli 11 e i 17 anni è vittima di bullismo. La violenza fisica o l’esclusione da parte dei propri coetanei non è un fenomeno di facile identificazione e tra i luoghi di maggiore diffusione ci sono gli ambienti scolastici. Purtroppo però nelle scuole insegnanti, ragazzi, genitori o personale scolastico ne rimangono spesso all’oscuro. A farne le spese sono soprattutto i giovanissimi con forti conseguenze sull’autostima che non di radio comportano anche episodi di ansia, comportamenti autolesivi e depressione. A lanciare l’allarme in merito è Amnesty International che propone in Italia la campagna di raccolta fondi “No al bullismo” e nel 2016 ha diffuso un progetto di sensibilizzazione ed educazione ai diritti umani in diverse scuole italiane e europee. Questa iniziativa ha l’obiettivo di ridurre i casi di bullismo in tutti i settori della vita scolastica. Sono state coinvolte 16 scuole in Italia, Irlanda, Polonia e Portogallo, impegnando quasi 3.000 persone tra insegnanti, studenti e genitori. In ambito scolastico sono stati organizzati eventi formativi, laboratori, lezioni frontali, attività di sensibilizzazione e networking.

Secondo Amnesty, i giovani e gli insegnanti che hanno preso parte al progetto hanno notato “un cambiamento sostanziale del clima scolastico e la riduzione degli episodi di bullismo che, quando presenti, sono stati affrontati tempestivamente”.

Il bullismo nelle sue varie forme

A essere vittima di bullismo sono soprattutto i giovanissimi che proprio per la loro età non hanno gli strumenti giusti per contrastare il fenomeno. Facilmente i ragazzi affrontano questo tipo di violenza celandosi dietro il silenzio finendo per non dichiarare o tollerare determinati episodi.

Quella del bullismo è una sorta di "epidemia silenziosa”  che si presenta sotto varie forme, da quelle più evidenti, come il bullismo fisico o verbale, a quelle meno conosciute come l’esclusione sociale o il cyberbullismo.

Amnesty sottolinea anche come ci sia “un forte legame tra il bullismo e la discriminazione basata sul sesso, la razza, l’orientamento sessuale o altre caratteristiche uniche per l’identità di una persona. Molto spesso, inoltre, le vittime e gli spettatori sono restii a denunciare le violenze, mentre insegnanti e genitori non sempre possiedono gli strumenti e le conoscenze adatte per riconoscerle e contrastarle”.

I dati della diffusione del fenomeno

Per gli italiani il caso più grave di violazione dei diritti umani è proprio quello del bullismo, precedendo casi di interesse internazionale come i fatti drammatici del G8 di Genova. Questo è quanto emerge da un’indagine realizzata quest’anno da Doxa per Amnesty International.

Inoltre secondo un’indagine Istat del 2015, in Italia più del 50% dei ragazzi e delle ragazze tra gli 11 e i 17 anni è vittima di bullismo. Inoltre circa il 20% di giovani, sempre tra gli 11 e 17 anni, subisce fenomeni di bullismo in maniera “assidua”, ossia più volte nello stesso mese; in specifico in un caso su 10 gli abusi si ripetono con scadenza settimanale. Sempre stando al rapporto, il 16,9% degli 11-17enni è rimasto vittima di bullismo diretto, ossia in una relazione faccia a faccia tra la vittima e il bullo, e il 10,8% di azioni indirette, ossia in assenza di contatti fisici.

Un fenomeno spesso sottovalutato

Non sempre è facile riconoscere gli episodi di bullismo, ma per Amnesty molto spesso il fenomeno viene anche sottovalutato dagli adulti che possono ritenerlo o “un’esperienza normale che caratterizza il percorso di crescita degli adolescenti” o semplicemente come “insieme di scherzi tra ragazzi” o un fenomeno “frutto di un’attenzione mediatica e politica spropositata”. Nel vademecum di Amnesty sono elencati alcuni possibili comportamenti da tenere, da parte della vittima o dell’insegnate o del genitore o di eventuali spettatori, per arginare il fenomeno. Particolare attenzione viene poi riservata al  cyberbullismo, quella forma del fenomeno in questione che si avvale però delle nuove tecnologie, come chat, social network, blog, email. Il rapporto sottolinea alcune caratteristiche che rendono il cyberbullismo particolarmente aggressivo come “l’anonimato”, “il pubblico ampio di riferimento”, “la rapida diffusione” e “la facile tracciabilità della vittima”.

La mancanza di una legge sul bullismo In Italia

Amnesty pur riconoscendo una tutela del cittadino italiano in materia di cyberbullismo, con la legge 29 maggio 2017 n.71 su “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, lancia l’allarme a livello di normativa perché “ad oggi in Italia manca una fattispecie legislativa per le altre forme di bullismo, anche se il più delle volte gli atti di bullismo possono violare sia la legge penale che quella civile”.

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