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Alluvione Emilia Romagna 2023

Alluvioni, caldo e siccità: perché per colpa dell’uomo gli eventi estremi sono destinati ad aumentare

Giulio Betti, meteorologo e climatologo: “Il numero di eventi estremi è destinato ad aumentare: non mi riferisco solo alle alluvioni ma anche alle ondate di calore e alla siccità. Avremmo dovuto da tempo tagliare le emissioni di gas serra, ma non è stato fatto abbastanza. Queste sono le conseguenze”.
Intervista a Giulio Betti
Climatologo del CNR
A cura di Davide Falcioni
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Nove morti, diversi dispersi, decine di migliaia di sfollati e danni incalcolabili alle attività produttive, soprattutto a un comparto agricolo fino a 15 giorni fa sofferente a causa della siccità. È il bilancio, ancora provvisorio, dell’alluvione che ha investito l’Emilia Romagna, uno di quegli "eventi estremi" causati dal cambiamento climatico da cui da anni veniamo messi in guardia dagli scienziati di tutto il mondo.

Dopo l’estate più calda della storia – almeno in Europa – e una siccità invernale senza precedenti, sull’Emilia Romagna si è abbattuta in 36 ore una quantità di pioggia da record. La media dell'acqua precipitata nella regione è stata di 200 millimetri in 36 ore, ma in alcune zone ha raggiunto 500 millimetri, principalmente nelle provincie di Forlì, Cesena e Ravenna. In questo modo, in una manciata di ore è caduta la stessa quantità di pioggia che mediamente cadrebbe in sei mesi, come ha spiegato ieri il Ministro della Protezione Civile Nello Musumeci.

Ma quali sono le cause di quello che è accaduto in Emilia Romagna? E cosa ci attende in futuro? Fanpage.it ne ha parlato con Giulio Betti, meteorologo e climatologo presso il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale) e l’Istituto di Biometeorologia del CNR di Firenze, nonché socio AMPRO (Associazione Meteo Professionisti).

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Quello che è accaduto in Emilia Romagna è la conseguenza dei cambiamenti climatici? Si stanno avverando le previsioni degli scienziati dell’IPCC?

È necessario fare una premessa: non tutti i fenomeni estremi sono riconducibili al cambiamento climatico e per poter associare causa ed effetto a un singolo episodio è necessario condurre uno studio approfondito. Detto ciò, la frequenza e l'intensità con cui si registrano fenomeni meteo di portata disastrosa negli ultimi 20 anni dimostra che c'è una chiara connessione con il cambiamento climatico. Prendiamo l'esempio dell'Emilia Romagna: nell'arco di appena due settimane si sono registrati due eventi eccezionali che hanno interessato un'area relativamente piccola della regione. Tutto ciò si è verificato dopo una siccità mai vista, la peggiore da secoli nel nord Italia – che rappresenta un altro evento estremo. Ma non solo: pochi mesi fa, nel settembre del 2022, si è verificata anche una drammatica alluvione nel nord delle Marche, poi ci sono state le inondazioni e le ondate di maltempo in Sicilia, la neve sull'Etna, l'alluvione a Ischia. Lo schema che abbiamo visto realizzarsi in Italia – con lunghe fasi siccitose e alluvioni lampo – rientra quindi perfettamente nell'identikit elaborato dagli scienziati del clima dell'IPCC. Questo schema si verificherà in futuro sempre più spesso a causa del cambiamento climatico.

Come mai si sono verificate due alluvioni disastrose in appena 14 giorni nella stessa identica area geografica?

Abbiamo avuto due sistemi depressionari chiusi la cui azione si è manifestata in un'area molto ristretta, in questo caso Emilia Romagna e centro Italia. Questi fenomeni non hanno avuto la possibilità di sfogarsi altrove perché bloccati dalle alte pressioni, quindi abbiamo assistito ad anticicloni di blocco che hanno impedito alle perturbazioni di distribuirsi in maniera più "democratica", costringendo i sistemi depressionari a insistere sempre nella stessa zona. L'alto contenuto di umidità della colonna d'aria, causato dall'aumento delle temperature globali, ha provocato precipitazioni immensamente più abbondanti della media. A tutto ciò va aggiunto un elemento orografico tipico dell'Emilia Romagna e del resto d'Italia, con il mare distante due passi dalla montagna.

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Quello che si chiedono in molti è questo: com’è possibile passare da siccità estrema a nubifragi e alluvioni nell'arco di poche ore?

È possibile, invece, proprio in virtù delle modificazioni del clima. Mentre i non addetti ai lavori rimangono comprensibilmente basiti, chi opera nel campo della climatologia purtroppo ha la controprova di ciò che gli scienziati dicono da anni. Prendiamo quello che sta accadendo in questi giorni. Abbiamo avuto una fase di siccità estrema con anticicloni che hanno continuato a imperversare per mesi e temperature superiori alla norma; quando, inevitabilmente, è arrivata una perturbazione ha avuto a disposizione una quantità enorme di energia da "scaricare" a terra. Assistiamo quindi a uno "sbilancio energetico": l'energia non è più distribuita in modo omogeneo bensì a picchi. L'equilibrio si è rotto, ormai.

Cosa c'entra l'aumento di temperatura degli oceani con gli eventi estremi che sempre più spesso si verificano anche in Italia?

Gran parte del surplus di caldo prodotto negli ultimi secoli dalle attività umane è stato assorbito dagli oceani. La circolazione generale atmosferica dipende dal bilancio termico della terra; se tale bilancio muta in maniera così rapida l'intero sistema climatico subisce conseguenze a tutte le latitudini. Penso all'alternarsi di alte e basse pressioni, alla correnti a getto, ai ghiacciai… sono tutti sistemi collegati tra loro. Rompere l'equilibrio che tiene insieme questi elementi fa sì che generino fenomeni meteo estremi.

Quindi questi fenomeni avverranno più frequentemente in futuro?

Sì, il numero di eventi estremi è destinato ad aumentare: non mi riferisco solo alle alluvioni ma anche alle ondate di calore e alla siccità. Sono decenni che la comunità scientifica ci mette in guardia, avremmo dovuto da tempo tagliare le emissioni di gas serra, ma non è stato fatto abbastanza e la temperatura media si è alzata a livello mondiale di 1,1° e in Europa di 2 gradi.

Che fare, allora?

Dobbiamo adattare il territorio a nuovi scenari: bisogna intervenire strutturalmente adeguando i sistemi urbani, ma anche le campagne, alle nuove condizioni climatiche. Va accumulata acqua nei periodi siccitosi e va messo in sicurezza il territorio limitando il più possibili i danni delle violente precipitazioni. Accanto a ciò vanno drasticamente ridotte le emissioni di gas climalteranti, per evitare che la situazione continui mutare e peggiorare continuamente impedendosi di adattarci a qualsiasi nuovo scenario. Insomma: adattamento e mitigazione. Non ci sono alternative.

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