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Allevatore ucciso e dato alle fiamme a Enna “per non saldare un debito”: arrestate 4 persone

Hanno ucciso un allevatore e poi ne hanno dato il cadavere alle fiamme nel luglio 2020. Per questo quattro uomini sono arrestati questa mattina all’alba dai carabinieri di Enna: il movente risiederebbe in un debito non saldato.
A cura di Chiara Ammendola
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Sono quattro le persone arrestate per la morte di Andrea Paternò, l'allevatore ucciso e poi dato alle fiamme nell'estate 2020. La svolta è giunta questa mattina all'alba al culmine di una lunga indagine durata un anno e mezzo e che ha permesso di individuare gli autori dell'omicidio avvenuto l'11 luglio 2020 ad Arcera agro di Enna, mentre il suo cadavere, carbonizzato, venne ritrovato solo due giorni dopo. Il giorno della sua scomparsa infatti, la vittima si presentò presso l'azienda agricola di uno degli indagati per chiedere la restituzione della somma di denaro prestata tempo prima e mai restituita. E sarebbe proprio questo il movente dell'assassinio secondo gli inquirenti, la non volontà di ridare alla vittima la cifra di 20mila euro. Invitato a prendere un caffè in un momento successivo così da poter riavere i soldi, la vittima, una volta tornato nell'azienda venne brutalmente aggredita dai quattro indagati, e uccisa a coltellate e colpi d'arma da fuoco. Poi la decisione di distruggere il cadavere dandolo alle fiamme.

D.M.F., 63enne, pregiudicato, D.M.C.S.G., 24enne, D.M.G. 36enne e S.G., 25 enne, tutti allevatori di Pietraperzia, in provincia di Enna, sono i quattro uomini arrestati questa mattina all'alba dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Enna unitamente a personale del R.O.S.: devono rispondere delle accuse di “omicidio aggravato”, “distruzione di cadavere” e “incendio seguito da danneggiamento”. Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla procura di Caltanissetta, il giorno dell'omicidio uno degli indagati, D.M.F., come si vede anche da alcune immagini delle telecamere di sorveglianza di un distributore di carburante, prelevò del gasolio da utilizzare per distruggere il corpo della vittima che fu portato in contrada Arceri, presso un vecchio casolare di campagna abbandonato. A quel punto i quattro diedero alle fiamme il fuoristrada della vittima con all’interno il suo cadavere.

Tutti e quattro secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbero inoltre contatti con esponenti delle famiglia mafiose di Pietraperzia e Barrafranca. Inoltre due di loro sarebbero indagati anche per essere gli autori di alcuni incendi avvenuti nel mese di luglio in alcune aree agricole tra i comuni di Enna e di Pietraperzia, incendi appiccati così da poter utilizzare indebitamente quelle aree per i loro capi di bestiame, in sprezzo di qualsiasi rispetto del diritto di proprietà.

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