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Aggredita perché indossa il niqab, calci e pugni a una 29enne a Marghera: “Non puoi vestirti così”

Una 29enne di origini bengalesi, moglie di un imam, è stata aggredita a Marghera (Venezia) da tre donne che le hanno strappato il niqab deridendola per il suo abbigliamento e l’hanno poi malmenata.
A cura di Chiara Ammendola
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Immagine di repertorio
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Le hanno strappato il velo e lo hanno ridotto a brandelli e l'hanno colpito con calci e pugni fino a lasciarla a terra inerme. La vittima è una ragazza bengalese di 29 anni che è stata aggredita a Marghera, in provincia di Venezia, da tre donne che l'hanno prima offesa perché indossava il niqab e poi l'hanno malmenata: “Ma come ti sei vestita, questa sembra un fantasma – le parole delle tre – non sanno nemmeno che in Italia non si può andare in giro conciati in questo modo”.

A raccontare l'accaduto è Sanuara, la giovane aggredita, che vive in Italia, a Mestre, da più di 15 anni. Moglie di un imam locale, la 29enne ha denunciato alle forze dell'ordine l'aggressione avvenuta mercoledì 7 dicembre a Marghera. In compagnia dei suoi due figli e dell'anziano padre la giovane donna stava passeggiando per le stradine della città quando, giunta nei pressi dell'abitazione della cognata è stata fermata da due donne italiane che hanno iniziato a insultarla perché indossava il niqab, il velo che copre l'intero corpo della donna, compreso il volto, lasciando scoperti solo gli occhi.

Poco dopo è sopraggiunta una terza donna che si è unita alle due negli insulti. A difendere Sanuara l'anziano padre: “In cosa vi avrebbe danneggiato il suo velo?”, le parole dell'uomo che avrebbero scatenato la furia del trio. A questo punto è iniziata l'aggressione: calci alle gambe per farla cadere a terra e poi pugni al volto fino a strapparle il niqab, infine la fuga.

“Poco dopo sono arrivati dei vicini – il racconto del fratello della donna riportato da IlMessaggero – che non solo non l’hanno aiutata, ma hanno aggiunto che in fin dei conti era colpa sua. Perché se non si vuole andare incontro ai guai non ci si veste in quel modo”. Accompagnata al pronto soccorso dal personale sanitario intervenuto sul posto è stata dimessa con cinque giorni di prognosi.

“Non è la prima volta che accade – spiegano i portavoce della comunità del Bangladesh – continuiamo a subire aggressioni verbali sui mezzi pubblici, in strada, ovunque. Rapinano i nostri negozianti, insultano le nostre donne se portano il velo. Siamo stufi di questa situazione, vogliamo essere protetti”. Intanto in città sono comparsi volantini che denunciano l'aggressione subita da Sanuara e la scritta: “Portare il velo non è reato”.

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