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10 miti da sfatare sull’immigrazione

Medici Senza Frontiere prova a sfatare i dieci principali pregiudizi sui migranti e lo fa con numeri e fatti. Per “restituire umanità al tema delle migrazioni forzate e garantire il diritto di tutti ad avere salva la vita.”
A cura di Giulio Cavalli
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L'iniziativa è di Medici Senza Frontiere che ne ha fatto un sito ad hoc: sfatare i miti sbagliati sull'immigrazione è il punto di partenza, dice l'organizzazione internazionale, per "restituire umanità al tema delle migrazioni forzate e garantire il diritto di tutti ad avere salva la vita". Sono in molti, tra associazioni e semplici cittadini, a portare strenuamente aventi la battaglia per il debunking per il populismo delle argomentazioni (spesso populisti) degli xenofobi ma MSF ha deciso di metterle in fila, una per una.

  1. Gli immigrati portano le malattie e non sono controllati, si dice. Nel suo rapporto MSF chiarisce come Tubercolosi, Ebola e scabbia (che sono le tre malattie più attribuite agli immigrati) in realtà non abbiamo visto negli ultimi anni nessuna particolare incidenza. Non solo: il breve periodo d'incubazione dell'Ebola, scrive l'associazione dei medici, "vanifica la possibilità che una persona infettata si avventuri verso l’Europa in un viaggio che generalmente dura diversi mesi." Anche i controlli medici dopo la fase di sbarco sono garantiti " procedure di screening sanitario in tutte le fasi del transito in Italia (dallo sbarco all’ingresso nei centri di accoglienza)."
  2. Sono trattati meglio degli italiani e prendono 35 euro al giorno. MSF chiarisce che "In Italia, il sistema di accoglienza è gestito dal Ministero dell’Interno e comprende centri di prima e seconda accoglienza. L’insieme delle strutture ordinarie e dei servizi predisposti dalle autorità centrali e dagli enti locali è largamente insufficiente, tanto che più del 70% dei richiedenti asilo è attualmente ospitato in strutture temporanee e straordinarie". Per quanto riguarda il mito dei 35 euro, scrive l'associazione, "questi soldi non vanno in tasca ai richiedenti asilo, ma agli enti che si occupano della gestione dei centri e ne sostengono i costi (affitto delle strutture, salari per gli operatori, vitto e servizi di base per gli ospiti). In media, solo 2,5 euro al giorno – il cosiddetto “pocket money” – vengono corrisposti direttamente al richiedente asilo per le sue piccole spese quotidiane (ricariche telefoniche per chiamare i parenti nei paesi d’origine, acquisti di generi alimentari e non, ecc…). Questi fondi per l’accoglienza vengono peraltro stanziati in parte rilevante dall’Unione Europea".
  3. Aiutiamoli a casa loro. Scrive MSF: "La comunità internazionale da decenni si pone come obiettivo di eliminare la fame e la povertà estrema ma, nonostante gli sforzi e gli investimenti, i risultati sono ancora insufficienti. E in ogni caso, gli aiuti internazionali da soli non bastano a consentire il rientro a casa in sicurezza di chi fugge da conflitti, persecuzioni e violenza. In alcuni contesti, poi, l’instabilità è tale che non esistono le garanzie minime di sicurezza necessarie per mantenere programmi di assistenza."
  4. Hanno lo smartphone. Certo, perché il telefono per un migrante è un bene di prima necessità per "stare in contatto con i propri familiari", "per capire dove ci si trova, attraverso la geolocalizzazione" e "per condividere informazioni fondamentali su rotte, mappe, pericoli alle frontiere, blocchi." Proprio per questo MSF fornisce "alle persone in fuga postazioni per ricaricare il proprio cellulare e connessione wi-fi, e diverse organizzazioni umanitarie forniscono app per facilitare la richiesta di aiuto per le persone in fuga".
  5. Vengono tutti qui. Ci invadono. Scrive Medici Senza Frontiere: "In Italia si trovano 118.000 rifugiati (ovvero 1,9 ogni 1000 cittadini italiani) e 60.000 richiedenti asilo. Va detto che l’Italia è agli ultimi posti in Europa per incidenza dei rifugiati sulla popolazione totale: i primi in classifica sono la Svezia (17,4 ogni 1000), Malta (16,5), la Norvegia (9,8) e la Svizzera (8,9)." I numeri, del resto, non mentono. E anche l'Europa non è la meta preferita: "Le statistiche ufficiali dicono che la maggior parte delle persone in fuga si sposta verso i paesi limitrofi al proprio, non si “imbarca” per l’Europa. Degli oltre 65 milioni di persone nel mondo costrette alla fuga nel 2015, ben l’86% resta nelle regioni più povere del pianeta. Il 39% si trova in Medio Oriente e Nord Africa, il 29% in Africa, il 14% in Asia e Pacifico, il 12% nelle Americhe, solo il 6% in Europa."
  6. Sono tutti uomini palestrati. Certo. Come scrive MSF: "La maggioranza delle persone che arrivano in Europa è rappresentata da giovani uomini perché hanno una condizione fisica migliore per poter affrontare un viaggio così duro. Spesso sono le stesse famiglie a mandarli per primi, sperando un giorno di potersi ricongiungere. Tuttavia, il numero di famiglie, donne e minori non accompagnati è in aumento. Nel 2015, secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), di circa un milione di persone arrivate in Grecia, in Italia o Spagna via mare, il 17% è costituito da donne e il 25% da bambini."
  7. Ci rubano il lavoro. E qui ci parlano i numeri: "Un recente rapporto del Centro Studi di Confindustria¹ ha evidenziato gli effetti positivi dell’immigrazione sul mercato del lavoro italiano, osservando, per settore di attività e tipo di professione, la prevalenza anche nel nostro paese di andamenti simmetrici dell’occupazione straniera rispetto a quella italiana (al crescere della prima, cresce anche la seconda), sia nell’industria in senso stretto sia nelle costruzioni, e per occupazioni più o meno qualificate. Diverso invece il quadro nei settori dell’agricoltura e dei servizi, nei quali gli immigrati spesso svolgono mansioni che gli italiani non sarebbero comunque disponibili a svolgere, al punto che molte attività agricole devono la loro sopravvivenza alla disponibilità di manodopera straniera.[…] La presenza di lavoratori immigrati rappresenta una ricchezza per il nostro paese anche dal punto di vista della finanza pubblica. Secondo quanto rilevato dall’INPS³, ogni anno gli immigrati versano 8 miliardi di euro di contributi sociali, e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi.".
  8. Non è vero che scappano dalla guerra. MSF su questo è chiara: "La distinzione tra rifugiati e migranti economici è una semplificazione. I motivi che spingono le persone a fuggire dai propri Paesi sono diversi e spesso correlati tra loro: guerre (Siria, Iraq, Nigeria, Afghanistan, Sud Sudan, Yemen, Somalia), instabilità politica e militare (Mali), regimi oppressivi (Eritrea, Gambia), violenze (lago Chad), povertà estrema (Senegal, Costa d'Avorio, Tunisia)."
  9. Arrivano i terroristi. Per MSF in realtà il pericolo è proprio la strumentalizzazione del terrore: "È importante ribadire questo concetto – scrivono – : i rifugiati non sono terroristi, ma vittime del terrore. In molte circostanze sono persone che sono state costrette ad abbandonare le loro case da quegli stessi gruppi terroristici a cui erroneamente intendiamo associarli. Il vero rischio che corriamo è che la strumentalizzazione di queste paure – da parte di alcuni media che puntano ad aumentare la propria audience e di politici in cerca di voti – contribuisca a rafforzare lo stigma nei confronti di persone che sono costrette a fuggire per cercare in Europa sicurezza e condizioni di vita più dignitose rispetto all’inferno che hanno lasciato alle loro spalle".
  10. Sono pericolosi. Secondo MSF "sono più vulnerabili che pericolosi. Numerosi studi internazionali hanno evidenziato l’inesistenza di una corrispondenza diretta tra l’aumento della popolazione immigrata e l’incremento del numero di denunce per reati penali. E’ pur vero che sono molti i detenuti stranieri nelle carceri italiane (il 34% dei reclusi, al 30 settembre 2016), ma ciò è dovuto a una serie di fattori precisi. In particolare, a parità di reato gli stranieri vengono sottoposti a misure di carcerazione preventiva molto più spesso degli italiani, che ottengono invece con maggiore facilità gli arresti domiciliari (o misure cautelari alternative alla detenzione, una volta emessa la condanna)".
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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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