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Attentato in Siria: 25 vittime. Attivisti tentano irruzione all’ambasciata di Damasco in Italia

Due esplosioni ad Aleppo, Siria: il bilancio, per ora, è di 25 morti. Mentre l’ambasciata di Damasco a Roma è teatro di un’irruzione da parte di attivisti siriani, l’Europa condanna la Russia per l’appoggio al regime di Assad.
A cura di Carmine Della Pia
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attentati ad aleppo

L’agenzia di Stato Sana informa del duplice attentato terroristico avvenuto stamane ad Aleppo, nel nord della Siria. “Molti morti e feriti tra militari e civili”, spiega la Tv di Stato per le “due esplosioni” avvenute nella città più popolosa del Paese. Secondo il ministero della Sanità di Damasco, il primo bilancio è di 25 morti e 175 feriti. Stamattina all’alba, inoltre, 12 attivisti siriani sono stati arrestati a Roma. I manifestanti avevano tentato di fare irruzione nell’ambasciata di Damasco in Italia, situata in piazza dell’Ara Coeli a Roma. In seguito alle segnalazioni dei militari, tre dei dodici fermati sono stati bloccati all’esterno, mentre nove attivisti tentavano di darsi alla fuga da un ingresso secondario. E’ polemica per le dichiarazioni della Russia, secondo cui gli oppositori del regime siriano sarebbero “complici della crisi”.

Due esplosioni ad Aleppo – La prima delle due esplosioni odierne è avvenuta nei pressi di un edificio dei servizi di intelligence militari. Gli attivisti hanno parlato di una deflagrazione avvenuta nei pressi del quartier generale della polizia: ruspe e bulldozer, a meno di un’ora dal duplice attentato erano già al lavoro per rimuovere i detriti. La repressione del regime contro la città ribelle di Homs prosegue. Come negli ultimi giorni, i carri militari hanno assaltato un quartiere della città a nord di Damasco. Lo scorso 4 febbraio 260 civili furono uccisi in seguito ad un bombardamento da parte delle forze governative. In quell’occasione, però, giunsero smentite circa il coinvolgimento delle forze militari: da Damasco parlavano di una strage messa a punto da un gruppo di uomini armati. Subito dopo gli attentati di questa mattina, la Tv di Stato attribuiva il gesto a gruppi terroristici. Il quartiere più colpito dalle lotte è quello di Inchaat.

Ambasciata Damasco a Roma

Attivisti invadono l'ambasciata di Roma – L’ambasciata di Damasco in Italia è stata teatro di una tentata irruzione, questa mattina all'alba. Dodici attivisti siriani sono stati bloccati dalla Digos, protestavano contro la situazione politica nel loro Paese, martoriato dagli scontri tra civili e regime di Assad e, in particolare, contro l'uccisione di alcuni minori. Arrestati e sottoposti al giudizio per direttissima, i 12 manifestanti, tutti residenti in Italia, apparterrebbero al Coordinamento dei siriani liberi di Milano, impegnati in una protesta che va avanti da giorni. Sono stati fermati grazie alle segnalazioni dei militari addetti alla sicurezza dell’ambasciata. La Comunità siriana in Italia aveva scritto un messaggi sulla bacheca di Facebook, informando che l’irruzione a Roma era stata pianificata per chiedere la destituzione dell’ambasciatore Hassan Khaddour.

La Russia appoggia il regime Assad – Continua a scatenare polemiche l’appoggio della Russia al regime di Assad. Secondo il vice ministro degli Esteri, Serghei Ryabkov, l’opposizione è complice della crisi perché avrebbe in mano “la piena responsabilità di non voler far migliorare la situazione”. A conferma della tesi, il vice ministro fa riferimento al rifiuto opposto dagli attivisti siriani ad aver incontri con il regime. In occasione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Russia e Cina avevano opposto il veto alla risoluzione con cui si intende chiedere ad Assad di farsi da parte. Contro la decisione, è giunta ben presto la condanna dell’Europa: “Al regime siriano non dovrebbe essere permesso di continuare a commettere atrocità scandalose ed inaccettabili contro il suo stesso popolo". Il presidente del consiglio europeo, Herman Van Rompuy, si dichiara estremamente deluso per l’esito del voto all’Onu: “La comunità internazionale deve continuare a fare pressione sul regime siriano ed a sostenere il piano di pace della Lega Araba".

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