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Assemblea Pd, è scontro su nozze gay e primarie

Un ordine del giorno sui diritti delle coppie omosessuali e un altro sulle regole delle primarie fanno scattare la bagarre tra le diverse anime del Partito Democratico.
A cura di Antonio Palma
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Assemblea Pd, è scontro su nozze gay e primarie

Quando sembrava ormai conclusa tra gli applausi al discorso del segretario Bersani, la giornata  dell'assemblea Pd è finita invece in  bagarre. Motivo del contendere tra i rappresentanti del partito e tra i mugugni della platea, due testi presentati per la votazione dell'assemblea, entrambi riguardanti i diritti delle coppie omosessuali. Il primo testo, messo a punto dal Comitato per i diritti, passa ma con ben 38 voti contrari, mentre viene completamente escluso dal voto dalla presidente Bindi un altro ordine del giorno a firma di Anna Paola Concia che prevedeva l'equiparazione del matrimonio gay al matrimonio civile. Immediate le reazioni degli attivisti gay del partito come Enrico Fusco, che ha preso la parola annunciando di voler strappare la tessera del partito. "Il documento della Bindi è vergognoso" ha tuonato Fusco dal palco ricordando che "anche Fini è più avanti di noi".

Sui diritti gay l'opposizione della Bindi – Sui diritti civili infatti era stato proposto un documento unitario che è stato però largamente contestato e votato solo con la mediazione tra le parti di alcuni esponenti del partito e l'integrazione del testo originario con il riconoscimento della "pari dignità legale e sociale" ai gay. Secondo Rosy Bindi che presiedeva l'assemblea l'ordine del giorno non si poteva votare per motivi tecnici in quanto "con il primo già votato, avevamo escluso le nozze tra gay perché la Costituzione non le prevede".

Tensioni anche sulle mozioni per le primarie – Ad agitare ancora di più gli animi poi un ordine del giorno sulle primarie a firma di Civati ed altri che hanno chiesto di fissare data e regole certe per la consultazione, ma che è stato rigettato dalla presidenza facendo scattare la sollevazione di una parte della platea che chiedeva il voto immediato. A calmare gli esagitati animi ci ha dovuto pensare direttamente il segretario Bersani che  salito nuovamente sul palco ha ricordato ai presenti che "il Paese non è fatto delle beghe nostre" e che per le primarie non si può decidere da soli visto che sono aperte anche ad altri gruppi, mentre sulle unioni gay ha ricordato che il Pd ha già preso l'impegno ad una regolamentazione giuridica delle unioni.

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