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Arrestato Domenico Lucano, il sindaco di Riace: paese modello per l’accoglienza dei migranti

Per il primo cittadino di Riace disposti i domiciliari. Divieto di dimora per la compagna, Tesfahun Lemlem. Sotto la lente d’ingrandimento la gestione dei finanziamenti. Il nome di Lucano era già stato iscritto nel registro degli indagati per abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche proprio in relazione alla gestione del sistema di accoglienza.
A cura di Biagio Chiariello
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Il sindaco di Riace, Domenico Lucano, è stato arrestato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione. I finanzieri del Gruppo di Locri hanno eseguito, alle prime luci dell’alba, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Locri, che dispone i domiciliari nei confronti del primo cittadino del Comune calabrese ed il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem, nell’ambito dell’operazione denominata “Xenia”. Le accuse nei confronti di Lucano sono anche di fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. La misura cautelare rappresenta l’epilogo di approfondite indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, svolte in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico. Ulteriori particolari saranno resi noti nel corso della mattinata.

Lucano già indagato un anno fa

Conosciuto per essere il sindaco dell’accoglienza dei migranti, quello che ha portato Riace, un piccolo comune calabrese, a essere un modello di accoglienza, Domenico Lucano risultava già indagato dalla procura di Locri per abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche proprio in relazione alla gestione del sistema di accoglienza. Insieme anche Fernando Antonio Capone, presidente dell’associazione ‘Città Futura-don Pino Puglisi’. In base alla prima ispezione ordinata dalla prefettura di Reggio Calabria effettuata nel luglio del 2016, sarebbero emerse alcune incongruenze sulla rendicontazione delle somme relative ai progetti di accoglienza per un valore di diverse centinaia di migliaia di euro. Le contestazioni riguardano un arco temporale che va dal 2014 al 2016.

Lo sciopero della fame

Ad agosto aveva iniziato uno sciopero della fame per protestare contro i tagli e i ritardi nell'erogazione dei fondi del ministero destinati al Comune di Riace. Lo aveva chiamato "digiuno di giustizia" perché, con il suo sciopero della fame, vuole protestare contro "le ingiustizie che da circa due anni stiamo subendo come comunità di accoglienza".  “Quello che è più preoccupante è ciò che sta accadendo in Italia. – aveva detto – È la deriva di umanità e la voce forte del governo che è quella di Salvini. Come può un cristiano votare per lui?”.

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