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Anticorruzione, scontro Lega-M5S. Conte: “Norma peculato verrà corretta al Senato”

Il Movimento Cinque Stelle ha chiesto il rinvio dell’esame sul ddl Anticorruzione: “I motivi sono dovuti all’approvazione dell’emendamento di ieri che ha profondamente cambiato il provvedimento. Dobbiamo chiarirci al nostro interno per poter procedere nel migliore dei modi”. Il Pd: “Non si può prendere in giro l’opposizione e gli italiani”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La norma sul peculato del ddl Anticorruzione verrà corretta al Senato, ma "la notizia è che verrà approvato alla Camera in terza lettura per la fine di dicembre", quindi in anticipo rispetto alla scadenza prefissata, cioè gennaio 2019. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al termine del vertice di governo a Montecitorio.

Dopo il vertice di questa mattina tra Di Maio e i suoi, il vicepremier e capo del Movimento ha chiesto all'Aula della Camera uno slittamento della ripresa dell'esame del ddl Anticorruzione, su cui ieri la maggioranza è stata battuta nel voto di un emendamento a scrutinio segreto"Chiedo un rinvio dell'Aula alle ore 13. I motivi sono dovuti all'approvazione dell'emendamento di ieri che ha profondamente cambiato il provvedimento. Dobbiamo chiarirci al nostro interno per poter procedere nel migliore dei modi", ha detto nell'Aula della Camera Daniele Del Grosso del M5S alla ripresa dell'esame del ddl, facendo precedere le sue affermazioni dalle "scuse" nei confronti dell'opposizione. Emanuele Fiano (Pd) ha commentato duramente la decisione: "Non si può prendere in giro l'opposizione e gli italiani".

Si sono opposti rinvio anche gli partiti, come Fratelli d'Italia: "Attenzione che se forzate la mano con le opposizioni vi si ritorcerà contro – ha detto Guido Crosetto (FdI) – L'Aula non può essere usata come luogo per ricattarsi tra partiti alleati, non enfatizzate un problema politico che si ritorcerà contro di voi. Ve lo avevo detto ieri, e così è successo. Non ci vuole molto a capire che c'è un'azione e una controreazione, l'opposizione non ha nulla da perdere mentre voi sì". Sulla stessa falsariga l'intervento di Roberto Occhiuto di Fi: "Ci appelliamo al presidente Fico affinché non sia concesso alla maggioranza di preparare un emendamento per modificare quanto successo ieri, sarebbe gravissimo".

Il voto di ieri sul peculato "è stato fatto per affossare il dl anticorruzione. È evidente a tutti che noi non siamo stati perché noi quando abbiamo qualcosa da dire contro lo diciamo pubblicamente e non ci nascondiamo con il voto segreto", ha detto Luigi Di Maio nell'assemblea congiunta del M5S, lasciando intendere che i sospetti a questo punto ricadono tutti sulla Lega, proprio perché alcuni esponenti del Carroccio verrebbero colpiti dalla norma. È il caso per esempio del viceministro alle Infrastrutture Rixi, che ha una richiesta di condanna per le spese pazze alla Regione Liguria, o del capogruppo Molinari, condannato in appello a 11 mesi.

Di Maio ha poi aggiunto: "Per me la più grande riparazione è l'approvazione in tempi più brevi. La riparazione è vedere a febbraio che i partiti devono rendicontare tutto". Secondo il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede "Questa votazione di ieri è gravissima. Chi ruba soldi all'amministrazione pubblica la fa franca ora e questo non lo possiamo permettere. Per noi l'onestà e la legalità sono la cosa più importante".

Il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Interni Matteo Salvini, insieme al vicepremier pentastellato, saranno presenti in aula alla Camera. "Oggi ci saranno in aula Conte e Salvini e i prossimi voti segreti si faranno di fronte al governo", ha detto Di Maio durante l'assemblea del gruppo. Il ddl Anticorruzione, ha aggiunto, "va approvato nei primi giorni di gennaio. Ieri sera sono stato tentato di far saltare tutto per togliere questa cosa che difende i politici che rubano i soldi, si deve trovare soluzione per togliere questa norma dal ddl".

"Sto rientrando per dedicarmi a questo stiamo trovando una soluzione – ha rassicurato Conte – è chiaro che trattasi di un incidente di percorso. Il governo è assolutamente compatto nella soluzione, le forze i leader si sono già espressi credo per quanto riguarda la determinazione a portare a compimento questo provvedimento che considero un momento qualificante dell'intera azione di governo".

Il capogruppo M5S Francesco D'Uva ha fatto sapere che alla "Alla ripresa dell'Aula ci sarà un voto procedurale. Chiederemo lo slittamento". Scartata quindi l'ipotesi di porre la fiducia. Il M5s intende insomma proseguire l'esame in Aula del ddl Anticorruzione seguendo la procedura parlamentare, "voto per voto".

Matteo Salvini si è detto sicuro che la maggioranza terrà: "Hai voglia…" ha risposto ai giornalisti a Montecitorio. Quello di ieri, ha aggiunto, "non è stato il primo incidente e non sarà l'ultimo". Il vicepremier leghista si è detto favorevole all'approvazione del ddl senza la norma sul peculato su cui la maggioranza è andata sotto ieri. "Il voto segreto non mi piace perché così si fa la caccia alle streghe, si cerca la strategia. La Lega è abituata a rispettare gli impegni presi e questo faremo", ha sottolineato.

Sullo scontro Lega-M5S è intervenuto anche il firmatario dell'emendamento, il deputato del Gruppo Misto Catello Vitiello, ex M5S, intervistato per Stasera Italia di Rete4 davanti alla Camera: "Non avevo idea di provocare tutto questo, mi dispiace che l'emendamento venga strumentalizzato politicamente. Volevo porre rimedio alla discrepanza di interpretazioni su peculato e abuso d'ufficio – ha spiegato Vitiello – Il mio emendamento era incentrato sull'abuso d'ufficio, mentre quello della Lega riguarda il peculato. Non è vero che il loro emendamento era stato cancellato e che sono stato io a riproporlo. Io ho lavorato come su tutti gli emendamenti in punta di diritto". Vitiello era stato espulso dal M5S con l'accusa di essere iscritto alla massoneria.

Lite Conte-Fiano per il gesto del premier

In aula scoppia la protesta per un gesto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che il deputato dem Fiano, durante il suo intervento, interpreta come un minaccioso "Ci vediamo fuori". Scattano subito le lamentele da parte del Pd. Fiano a quel punto si interrompe e, alzando il tono della voce dice: "Presidente Conte, era rivolto a me?". Poi, spiegando al presidente della Camera, Roberto Fico, che dal suo scranno non può vedere cosa fa il governo, spiega: "Il presidente Conte ha fatto il gesto ‘ci vediamo fuori'. Se lei fosse così cortese da sapere se con questo gesto si rivolgeva a me, le sarei grato". Poco dopo interviene anche Guido Crosetto di FdI che ironizza: "Io non aspetterò fuori nessuno, e mi auguro che nessuno mi aspetti…". 

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