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Anche Roberto Calderoli nel mirino dei pm milanesi

Nell’inchiesta portata avanti dalla Procura di Milano spunta anche il nome dell’ex Ministro, vicino sia a Bossi che all’ex tesoriere Francesco Belsito.
A cura di Alfonso Biondi
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L'ex Ministro della semplificazione

Il giorno dopo il Consiglio federale e delle conseguenti espulsioni dal partito di Belsito e Rosi Mauro, l'attenzione in casa Lega si sposta su uno dei tre triumviri: Roberto Calderoli. L'ex Ministro per la semplificazione normativa sarebbe tirato in ballo da alcuni documenti in possesso della Procura milanese,  titolare del fascicolo sulle distrazioni dei fondi del Carroccio che sarebbero stati utilizzati da alcuni esponenti del partito per fini personali. In una conversazione di qualche mese fa, intercettata dagli inquirenti, Nadia Dagrada, segretaria amministrativa, chiede all'allora tesoriere Belsito come giustificare alcuni passaggi di denaro, nei quali pare fosse coinvolto proprio Calderoli: "E invece, quelli di Cald, come faccio? Come li giustifico quelli?". Nelle intercettazioni, però, non si fa alcun riferimento alle cifre o ai pagamenti dei quali l'ex Ministro avrebbe beneficiato.

Il rapporto Calderoli-Belsito- Un articolo di oggi su La Repubblica, firmato da Carlucci e Galbiati, sottolinea poi il solido legame che c'era tra Roberto Calderoli e Francesco Belsito: quest'ultimo, infatti, aveva ricoperto la carica di sottosegretario quando Calderoli era Ministro. E al ministero lavorava anche Bruno Mafrici, indagato per riciclaggio dalla Procura di Reggio Calabria.  Che il rapporto tra l'ex Ministro e il tesoriere fosse molto stretto viene confermato anche dall'atteggiamento di Calderoli, che, quando gli organi di informazione iniziarono ad occuparsi dei discutibili investimenti in Tanzania fatti dal partito, si precipitò a difendere Belsito, almeno ufficialmente.

La conversazione tra l'ex Ministro e l'avvocato di Belsito- L'informativa degli ispettori della Dia parla poi di una "conversazione tra l'avvocato Scovazzi e l'onorevole Calderoli, il quale dovendo rilasciare una intervista al Secolo XIX concorda con il legale di Belsito gli argomenti da utilizzare per difendere lo stesso Belsito dagli articoli di stampa che lo attaccano". Il legale dell'allora tesoriere leghista spiegò di ritenere l'intervista solamente un pretesto per infangare il Carroccio e disse a Calderoli che, riguardo a Belsito, si erano fatti dei "processi dopo che i processi erano già stati fatti, perché relativamente ai fatti dei giorni scorsi si tratta di due indagini archiviate". L'obiettivo degli inquirenti, insomma, è capire quanto Calderoli fosse stato al corrente della faccenda. L'ex Ministro, però, rispedisce al mittente ogni accusa e, pur riconoscendo che le indagini della magistratura rappresentano un atto dovuto, dichiara: "Dopo il fango mediatico che mi è già stato gettato addosso non vedo l’ora che si arrivi all’accertamento della verità. Sono a completa disposizione per fornire qualunque elemento possa condurre alla verità"

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