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Alfie Evans, Papa Francesco incontra il papà e chiede di portarlo al Bambino Gesù di Roma

Appello pubblico del Papa per il bambino inglese affetto da una grave malattia neurodegenerativa e per il quale i mendici britannici hanno chiesto e ottenuto di poter staccare la spina ai macchinari che lo tengono in vita contro il parere dei genitori.
A cura di Antonio Palma
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Nuovo appello pubblico di Papa Francesco per il piccolo Alfie Evans, il bambino inglese affetto da una grave malattia neurodegenerativa non conosciuta e ricoverato all'Alder Hey Hospital di Liverpool i cui i sanitari hanno ottenuto dalla giustizia britannica l'autorizzazione al distacco del ventilatore che contribuisce a mantenerlo in vita.  "Attiro l’attenzione di nuovo su Vincent Lambert e Alfie Evans. E vorrei ribadire e fortemente rinnovare che l’unico padrone della vita è Dio e nostro dovere è fare di tutto per custodirla. Preghiamo che sia rispettata la vita di tutte le persone e specialmente di questi due fratelli nostri" ha dichiarato infatti il Pontefice all’udienza generale in piazza San Pietro.

L'occasione è stato l'incontro che Bergoglio ha avuto poco prima col papà di  Alfie, Thomas Evans, che ha ingaggiato una dura battaglia legale in patria per impedire che venga staccata la spina ma anche per ricevere il via libera al trasporto in Italia.  È stato lo stesso Pontefice infatti a invitare la famiglia a portare il piccolo all'ospedale Bambino Gesù di Roma dove tutto è pronto per ospitarlo. L'incontro si è svolto mercoledì a Casa Santa Marta e ha avuto una durata di circa 20 minuti, durante i quali il giovane papà ha raccontato al pontefice la sua lotta per portare Alfie in Italia.

Lo stesso Thomas Evans successivamente ha incontrato proprio la presidente dell'Ospedale, Mariella Enoc, che gli ha annunciato un piano di cure che prevede un supporto per la respirazione e l'alimentazione del piccolo. Prima però c'è bisogno del via libera dei giudici locali che però si sono espressi nettamente contro questa ipotesi, accogliendo la posizione dei medici locali. Negato anche il trasporto altrov. Per i giudici la decisone è "nel miglior interesse del bambino", perché  ogni ulteriore tentativo è un accanimento "inclemente, ingiusto e inumano".

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