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Alfie come Charlie, giudice autorizza a staccare la spina: “Inumano tenerlo in vita”

Il bimbo inglese di 21 mesi è affetto da una malattia neurologica degenerativa. Come per il caso del piccolo Charlie Gard, si è andati allo scontro tra genitori e medici.
A cura di Antonio Palma
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Come era accaduto per il caso del piccolo Charlie Gard, contro la volontà dei genitori un giudice dell'Alta Corte di Londra ha autorizzato i medici a staccare i macchinari che tengono in vita il piccolo Alfie Evans, un bambino di 21 mesi ricoverato all'ospedale pediatrico di Liverpool per una malattia neurologica degenerativa dalla quale, secondo i sanitari, non potrà mai guarire. Analogamente al noto caso di Charlie, anche in questa vicenda è finita in un'aula di tribunale proprio per il disaccordo tra sanitari e genitori del bimbo .

Tom Evans e Kate James, entrambi ventenni, infatti fin dal principio si sono opposti alla possibilità di staccare la spina alle macchine che tengono in vita il figlioletto all'Alder Hey Children's Hospital. I due sostengono che il bambino risponde ancora  ai loro richiami e gesti e che quindi vadano portati avanti i tentativi di curarlo. La coppia aveva anche cercato un qualsiasi tipo di soluzione alternativa proponendo anche il trasferimento di Alfie in Italia per sottoporlo a un trattamento all'ospedale Bambino Gesù di Roma, ma non è stata autorizzata a portarlo via dall'ospedale.

Il giudice Hayden, che ha valutato il caso, ha sentenziato che il bimbo ha detto di aver accettato le prove mediche che dimostravano che un ulteriore trattamento è inutile, aggiungendo che era giunto alla sua conclusione con grande tristezza. Per il giudice Alfie ora ha solo bisogno "di cure palliative di buona qualità, pace, tranquillità e privacy per poter concludere la sua vita come l'ha vissuta, con dignità". Quindi la Corte ha dato così ragione ai medici di Liverpool secondo i quali mantenerlo in vita sarebbe “inulte, ingiusto e disumano”. I genitori di Alfie però non si vogliono arrendere e stanno valutando con i loro legali se fare appello contro la decisione dell'Alta Corte.

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