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Alberi “fascisti” a Roma: il surreale dibattito in una città diventata la parodia di Caruso Pascoski

Il surreale dibattito sugli alberi di epoca fascista a Roma, che secondo la sindaca Virginia Raggi sono da tagliare, mentre Fratelli d’Italia parla di “epurazione ideologica”, ricorda da vicino l’esilarante scena di “Caruso Pascoski di padre polacco” capolavoro del 1988 di Francesco Nuti, in cui la mortadella veniva definita “comunista”, la finocchiona “radicale” e il prosciutto cotto “fascista.”
A cura di Redazione Cultura
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Rischia di diventare un omaggio alla cultura cinematografica e a quel capolavoro di "Caruso Pascoski di padre polacco" di Francesco Nuti il surreale dibattito che da qualche giorno, a Roma e nel Paese, si sta svolgendo in relazione al tema dei pini novantenni della Capitale, che la sindaca Virginia Raggi ha deciso di tagliare. Alberi d'epoca fascista, costretti dal cemento e dallo sviluppo urbanistico della città a morire lentamente e, dunque, porre oggi una questione di ordine pubblico e di sicurezza per i cittadini a chi la città la governa.

Fin qui, tutto più o meno normale. O anormale, a seconda di come si voglia giudicare la faccenda. Eppure, trattandosi del nostro Paese, il confronto impiega poco a superare i confini della polemica e a proiettarsi verso l'impossibile e oltre. È accaduto ieri nel pomeriggio, quando nel dibattito sulla scure da calare o meno sugli "alberi fascisti" è intervenuto Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera in quota Fratelli d'Italia, che ha sentito il bisogno di intervenire su questa faccenda, dichiarando:

La sindaca Raggi oggi se la prende con gli alberi di epoca fascista per i quali prevede un taglio radicale, sembra più un'epurazione ideologica che un provvedimento botanico.

Lo ha detto davvero. Epurazione ideologica. Come se gli alberi potessero essere in qualche modo associati davvero a una natura fascista, essendo stati piantati durante il fascismo. Non c'è che dire, ennesimo colpo di genio della comunicazione politica targata 2019. Al punto che ai più questa diatriba sugli alberi vittime di "un'epurazione ideologica" non può non ricordare da vicino la straordinaria scena della pellicola di Caruso Pascoski, mirabilmente scritta dallo stesso Nuti con Giovanni Veronesi e David Grieco, con un immenso Antonio Petrocelli, l'amico avvocato, in cui Caruso elenca i nomi degli insaccati associandoli alle forze politica dell'epoca.

Una scena comica straordinaria, perfetta, surreale, appunto. Come il dibattito in una città finita per essere la parodia di un film. Così se, per Caruso, la mortadella era "comunista" e il prosciutto crudo diventa "democristiano", la coppa "liberale", il salame "socialista", mentre nella gag i radicali preferiscono la "finocchiona". Ovviamente nell'elenco nemmeno il fascismo poteva fare a meno di avere il suo insaccato di riferimento: "il prosciutto cotto", ripeteva fissando il vuoto e mangiando il suo panino uno sconsolato Francesco Nuti. Più di trent'anni dopo, grazie alla politica e non al cinema, lo sconsolato elenco del surreale nel nostro Paese può essere tranquillamente aggiornato: anche gli alberi sono fascisti.

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