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Addio al pagamento dello stipendio in contanti: lavoratori retribuiti solo in banca o alle poste

I lavoratori non potranno più ricevere il pagamento del loro stipendio in contanti: una proposta di legge approvata in prima lettura dalla Camera prevede che la retribuzione potrà avvenire solamente con bonifico bancario, con pagamento in contanti allo sportello bancaria o postale o con assegno dell’istituto bancario o dell’ufficio postale.
A cura di Stefano Rizzuti
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Ricevere un pagamento in contanti dal proprio datore di lavoro non sarà più possibile: le aziende potranno retribuire i loro dipendenti solamente attraverso pagamenti in banca o alla Posta. La novità è stata introdotta con una legge approvata oggi dalla Camera con 413 voti favorevoli, cinque contrari (i deputati di Direzione Italia) e un astenuto. Il testo passa ora all’esame del Senato. Il provvedimento ha l’obiettivo di contrastare la pratica diffusa tra alcuni datori di lavoro di corrispondere ai dipendenti, sotto il ricatto del licenziamento o della non assunzione, una retribuzione inferiore ai minimi fissati dal contratto collettivo, nonostante venga firmata una busta paga in cui risulta una retribuzione regolare.

La retribuzione potrà essere corrisposta solo attraverso un istituto bancario o un ufficio postale: con bonifico bancario, con un pagamento in contanti allo sportello bancario o postale indicato dal lavoratore o con un assegno da parte dell’istituto bancario o dell’ufficio postale che deve essere consegnato direttamente al lavoratore o a un suo delegato.

Il datore di lavoro deve inserire nella comunicazione obbligatoria fatta al centro per l’impiego competente le indicazioni sulle modalità di pagamento della retribuzione e gli estremi dell’istituto bancario o dell’ufficio postale che dovrà poi effettuare il pagamento. Il governo, sulla base della legge, dovrà stipulare una convenzione con le confederazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro, oltre che con l’Associazione bancaria italiana (Abi) e con Poste italiane. Queste norme non si applicano ai datori di lavoro non titolari di partita Iva e ai rapporti di lavoro domestico. Chi non si adegua alle disposizioni è soggetto a multe che vanno dai 5mila ai 50mila euro.

Mai più estorsioni a danno delle lavoratrici e dei lavoratori. Abbiamo finalmente l'occasione di dotarci di uno strumento per contrastare la pratica diffusa tra i datori di lavoro di corrispondere ai lavoratori una retribuzione inferiore a quanto previsto dalla busta paga”, afferma la prima firmataria del provvedimento Titti Di Salvo. “La legge – ricorda la deputata – prevede l'obbligo per i datori di pagare lo stipendio ai lavoratori tramite strumenti tracciabili e impedirà ogni futuro abuso perché lo preverrà. E potremo farlo aiutati dalla tecnologia che tiene insieme modernità e diritti grazie a trasparenza e a controlli incrociati”.

"Questa legge – afferma la relatrice della proposta Valentina Paris (Pd) – è un altro importante tassello per la tutela dei diritti dei lavoratori, per questo il Pd lavorerà per farla approvare entro la fine della legislatura". "La proposta ha pochi articoli di principio e di garanzia – aggiunge -. È una operazione che tutela sia i datori onesti nei confronti degli sfruttatori, sia e soprattutto i lavoratori che se dovessero trovarsi in una situazione di ricatto, perché licenziabili se non accettano una retribuzione inferiore rispetto a quella della busta paga, hanno uno strumento in più per difendersi".

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