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Addio al filosofo Hilary Putnam, padre del pensiero analitico del Novecento

Il filosofo americano Hilary Putnam si è spento all’età di 89 anni. Divenuto celebre per gli illuminanti contributi in filosofia della mente e in filosofia del linguaggio, stava per pubblicare il suo ultimo lavoro, “Naturalism, Realism, and Normativity”. I suoi studi appartenevano ad un ambito complesso della filosofia, ma Putnam non amava parlare quel “filosofese” comune a molti suoi colleghi, credendo fermamente che invece il sapere dovesse e potesse essere a portata di tutti, soprattutto delle giovani generazioni.
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A cura di Federica D'Alfonso
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Il filosofo Hilary Putnam
Il filosofo Hilary Putnam

È morto, all'età di 89 anni, il filosofo americano Hilary Putnam. Un gigante del pensiero del Novecento, con il quale generazioni intere di studenti di filosofia ma anche di appassionati si sono trovati, prima o poi, a confrontarsi. Putnam è morto prima della pubblicazione del suo ultimo attesissimo lavoro, "Naturalism, Realism, and Normativity", in uscita per l'Harvard University Press, dove da molti anni era professore. Il 2 novembre 2011 aveva ricevuto il Rolf Schock Prize, l'equivalente del Nobel per la filosofia e la logica, ed era divenuto celebre per gli illuminanti contributi nella filosofia della mente e nella filosofia del linguaggio: i suoi studi appartenevano ad un ambito complesso e talvolta ostico, ma Putnam non amava parlare quel “filosofese” comune a molti suoi colleghi, credendo fermamente che invece la filosofia dovesse e potesse essere a portata di tutti, soprattutto delle giovani generazioni.

Il cervello come un software

Putnam ha parlato di mente, cognitivismo e linguaggio, ma negli ultimi vent'anni la sua ricerca si era allargata anche alla metafisica e all'etica, oltre che alla filosofia della religione, una scelta non comune per le menti di formazione analitica come la sua.

In filosofia della mente viene universalmente riconosciuto come il fondatore del funzionalismo, concezione alla base delle ricerche delle scienze cognitive: l'idea centrale di questo complesso ramo a cavallo fra filosofia e scienza è quella che esista una relazione mente-cervello paragonabile a quella software-hardware.

Ha scritto più di venti libri, e tra le sue opere tradotte in italiano si ricordano soprattutto "Mente, linguaggio e realtà" (Adelphi, 1987), "Ragione, verità e storia" (Il saggiatore, 1985), "Matematica, materia e metodo" (Adelphi, 1993), "Realismo dal volto umano" (Il Mulino, 1995) ed "Etica senza ontologia" (Bruno Mondadori, 2005).

I "Commenti sarcastici"

Putnam si definiva un filosofo analitico, per il carattere scientifico di questi suoi studi, ma non aveva nulla della severità culturale che talvolta caratterizza questa disciplina, il più delle volte considerata troppo difficile o interessata a problemi specialistici, dunque irraggiungibile dal grande pubblico.

Putnam ha molto contribuito alla generale diffusione della cultura, ed è stato molto attivo anche a livello politico: celebre la condivisione della critica di Derrida all'amministrazione Bush e alle sue guerre. Di questa apertura sull'attualità resta il blog aperto due anni fa, "Commenti sarcastici", in memoria di quanto gli aveva detto quarant'anni fa il grande filosofo analitico inglese Peter Strawson: "Di certo metà del piacere della vita sono i commenti sarcastici sull'operetta che si svolge sotto i nostri occhi".

Putnam e le sue idee in divenire

Il filosofo della mente Daniel Dennett definiva Hilary Putnam come "l'unità minima del cambiamento delle idee", per la versatilità di interessi e la straordinaria capacità di trattare con la stessa coerenza intellettuale i più svariati ambiti del sapere. Aveva esordito come studioso di matematica e di filosofia della scienza, per poi estendere i suoi interessi al tema del linguaggio, alla filosofia della mente, all’estetica e all’etica, muovendosi tra le correnti analitiche neopositiviste e la tradizione del pragmatismo americano.

Famoso per aver fondato una sorta di "realismo del senso comune", sottolineando la differenza tra ontologia (quello che c'è) ed epistemologia (quello che sappiamo o crediamo di sapere): possono esistere, diceva, molte descrizioni della realtà, tutte ugualmente valide, proprio come una sedia può essere descritta in modo altrettanto corretto nel linguaggio della fisica, in quello della falegnameria o in quello del design. È in veste di realista del senso comune che Putnam aveva sostenuto che nessuna teoria della conoscenza può dirsi completa se non è in grado di rendere conto della percezione, e aveva partecipato, in dialogo con Umberto Eco, al convegno di New York sul Nuovo Realismo.

Esperimenti fantasiosi

Putnam è stato anche famoso per aver spiegato con esperimenti mentali degni della migliore fantascienza le sue complesse teorie filosofiche. Uno dei più celebri è senz'altro quello dei "Cervelli in una vasca": nel saggio omonimo, Putnam immaginava uno scienziato pazzo che estrae un cervello umano dal corpo, lo pone in una vasca piena di liquido nutriente e lo connette a un computer appositamente programmato per simulare la vita del corpo. Il cervello continua a vivere nell'illusione di avere un corpo, di compiere esperienze, mentre in realtà tutto questo non è che l'illusione dettata dal computer dello scienziato.

Chi ci garantisce non solo l'esistenza della realtà esterna, ma della nostra stessa esistenza? Noi siamo ciò che crediamo di essere? Come possiamo essere certi di non essere cervelli in una vasca, manipolati da un qualche scienziato geniale e demente? Domande estreme, alle quali Putnam è riuscito a dare una risposta.

Se fossimo cervelli in una vasca, era solito dire Putnam, pur conducendo una vita apparentemente "normale" e ritenendo di avere esperienze e sensazioni ordinane, non potremmo renderci conto di essere cervelli in una vasca, anzi, non saremmo nemmeno in grado di porci il problema.

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