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Accuse di lavoro nero per Tiziano Renzi. Lui replica: “Falso, solo pagamento in contanti”

Nel pieno delle polemiche per il presunto lavoro nero nella ditta di famiglia Di Maio, il Movimento 5 Stelle rilancia un articolo de La Verità secondo cui anche Tiziano Renzi avrebbe retribuito in nero alcuni suoi collaboratori. Lui smentisce e spiega: “Si trattava di pagamenti in contanti, lo dimostrerò in tribunale”.
A cura di Redazione
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Mentre il Partito Democratico non molla il caso che vede protagonista il padre di Luigi Di Maio, accusato da alcuni suoi ex operai di averli fatti lavorare in nero, un articolo del giornale La Verità denuncia un caso simile che vedrebbe come protagonista Tiziano Renzi, padre dell'ex Presidente del Consiglio Matteo. Stando alla ricostruzione del quotidiano diretto e fondato da Maurizio Belpietro, Tiziano Renzi avrebbe pagato in nero alcuni lavoratori che avevano il compito di distribuire prodotti editoriali. Il M5s attacca: "Per giorni gli esponenti del Pd, Renzi in testa, nascondendo i propri scheletri nell'armadio, hanno dispensato lezioni di morale. Dall'alto della propria ipocrisia hanno tentato di infangare il nome di Luigi per un bidone, una carriola e qualche calcinaccio abbandonati nella proprietà del padre, coprendosi di ridicolo perché Luigi era totalmente estraneo alla vicenda. Al contrario – così come emerge dall'inchiesta de La Verità – Matteo Renzi era coinvolto in prima persona negli affari del padre, ne era persino complice".

Non si è fatta attendere la replica di Tiziano Renzi, che ha respinto le accuse asserendo di non aver mai utilizzato collaboratori in nero. E annuncia querela nei confronti del giornalista che ha realizzato il servizio, Amadori, e del direttore Belpietro. Scrive Tiziano Renzi:

Anche questa mattina La Verità, con il direttore Belpietro e il giornalista Amadori, insistono nella loro campagna diffamatoria contro di me, la mia famiglia, le mie aziende. Sostenere che il lavoro degli strilloni fosse un “lavoro in nero per i Renzi e alle paghe ci pensava Matteo” è l’ennesima diffamazione. E dire che basterebbe conoscere le leggi per capire. I ragazzi che distribuivano i quotidiani, infatti, erano pagati cash perché trattenevano il loro compenso da ciò che incassavano con la vendita dei quotidiani ma poi ovviamente l’azienda provvedeva al pagamento delle tasse come previsto dalla legge. Era pagamento in contanti, NON in nero: una semplice differenza che in sede di tribunale sarà facilmente dimostrabile.
Ho dato infatti mandato ai legali di procedere contro il signor Belpietro. Il tempo sarà galantuomo contro questa ennesima schifezza come lo è stato con il signor Travaglio e mi auguro lo sarà con le altre cause già aperte contro il signor Belpietro. Stupisce che questi signori, nonostante i tanti procedimenti aperti e le condanne, continuino a pontificare a reti unificate contribuendo a creare un clima di odio e di fake news. Io non ho talk show che mi paghino per dire inesattezze, come ha fatto ad esempio Otto e Mezzo con Travaglio. Posso solo reagire con la forza della verità. Quando arriveranno le sentenze sarà mia cura tenervi informati. Intanto buona domenica a tutti.

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