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Abusi su minori, l’ex arcivescovo Wesolowski rischia tra i 6 e i 7 anni

L’arresto dell’ex nunzio apostolico a Santo Domingo Jozef Wesolowski, posto ieri ai domiciliari in Vaticano con l’accusa di abusi su minori e possesso di materiale pedopornografico, è stato deciso per impedire al prelato di sottrarsi alla giustizia allontanandosi o inquinando le prove.
A cura di Susanna Picone
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L'ex arcivescovo Jozef Wesolowski, arrestato ieri in Vaticano per abusi su minori e possesso di materiale pedopornografico, sarà processato in base alle norme in vigore prima della riforma penale del 2013. A spiegarlo il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi il quale, all’indomani dell’arresto, ha chiarito i contorni giuridici del clamoroso provvedimento restrittivo dicendo che l’ex nunzio rischia una pena tra i 6 e i 7 anni di carcere più eventuali aggravanti. La procedura istruttoria sul caso di Wesolowski richiederà alcuni mesi prima dell’inizio del processo che potrebbe quindi aprirsi negli ultimi mesi di quest’anno o nei primi del prossimo. È sempre padre Lombardi a spiegare che dopo l’arresto il promotore di giustizia, Gian Piero Milano, “compiute le indagini ulteriori che riterrà necessarie e gli interrogatori opportuni dell’imputato assistito dal suo avvocato, potrà formulare al Tribunale la richiesta di rinvio a giudizio”.

Wesolowski arrestato per evitare fuga o inquinamento prove

Il provvedimento degli arresti domiciliari con la conseguente limitazione dei contatti “intende evidentemente evitare la possibilità dell’allontanarsi dell’imputato e il possibile inquinamento delle prove”, così ancora padre Lombardi. Il portavoce vaticano ha detto che Wesolowski ha ricevuto un avvocato d’ufficio ma che può naturalmente nominare un suo difensore di fiducia. Intanto stanno arrivando i primi commenti della Chiesa dopo l’arresto di Wesolowski. Quello di Papa Francesco è stato “un atto esemplare, dolorosissimo per lui e per tutta la Chiesa, pensiamo all’immagine, e tuttavia un atto fortemente eloquente”, così ha commentato ad esempio il vescovo di Campobasso, monsignor Giancarlo Bregantini che non ha mancato di sottolineare come questo gesto sia in linea con la tolleranza zero voluta da Bergoglio. “L'avvertimento è chiaro. La giustizia della Santa Sede interverrà senza sconti a chicchessia. Poi vi sarà probabilmente l'azione penale di altri Stati”, ha scritto la Sir, l'agenzia dei servizi di informazione religiosa della Cei.

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