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Bergoglio: il Papa che ha messo d’accordo ratzingeriani e wojtyliani

Jorge Mario Bergoglio: una vittoria a metà per Ratzinger e la Curia italiana.
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Jorge Bergoglio

Un'elezione veloce, fin troppo per un nome che non era ancora emerso tra i papabili. Un nome che può star bene alla curia italiana – impossibilitata ad eleggere un suo "interno" data la riforma elettorale voluta da Ratzinger – e al tempo stesso alla dottrina ratzingeriana che ha incentrato il suo papato sulla lotta agli scandali sessuali nella Chiesa. Un Papa capace di comunicare al popolo e al tempo stesso un gesuita, uomo di fede. Un Papa metà italiano e metà americano. Un po' ciellino ma anche teologo. Un Papa che mette d'accordo tutti quelli che volevano continuare lungo il solco tracciato dal Papa tedesco e l'ala wojtyliana della Curia – fu proprio Giovanni Paolo II a nominare Jorge Mario Bergoglio cardinale – ma anche chi cercava un'apertura "terzomondista" del Vaticano. Con il Papa Emerito ancora in vita la scelta non poteva ricadere su un uomo lontano da Benedetto XVI ma al tempo stesso se avesse ancora avuto la "forza interna" per guidare le sorti della Chiesa Cattolica quest'ultimo l'avrebbe fatto in prima persona.

Una mediazione indispensabile dato che Benedetto XVI aveva, con i suoi voti, bloccato la possibile ascesa di un italiano che avrebbe, de facto, rimesso in discussione le scelte fatte dal Papa emerito. Una scelta che accontenta anche la lobby di Comunione e Liberazione colpita duramente dall'operazione che ha portato all'arresto per tangenti di sette esponenti della sanità lombarda. Colpire la sanità lombarda vuol dire colpire CL e l'uomo che l'ha rappresentato al Pirellone, l'ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, amico di infanzia di Angelo Scola. Proprio questa operazione potrebbe aver compromesso l'ascesa del Vescovo di Milano verso lo scranno di Pietro.

Un cardinale nominato da Papa Giovanni Paolo II ma gesuita, e quindi con una enorme preparazione pastorale – cosa gradita a Ratzinger -; nonché con un passato oscuro di chi è stato Superiore provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina al tempo della dittatura. Proprio in vista di una sua possibile elezione Bergoglio avrebbe commissionato nel 2010 un'operazione di "pulizia" sul suo nome. Secondo il rapporto del quotidiano argentino Pagina12 il libro Il gesuita fu scritto con l'intenzione di annullare le voci negative create attorno al religioso tra il 1973 e il 1979 ma mai veramente confermate.

Francesco I è stato accusato di aver favorito e coperto il sequestro dei due gesuiti Francisco Jalics e Orlando Yorio, rapiti il 20 Maggio del 1976. Per rispondere a tali accuse fu chiamato a testimoniare nel processo più importante affrontato dalla dittatura argentina ovvero quello sui crimini della ESMA – l'Escuela de Mecánica de la Armada, teatro delle torture a cui venivano sottoposti i giovani dissidenti argentini.

Nell'eterna ruota della storia il ruolo giocato dalla chiesa in Sud America ritorna prepotentemente d'attualità. Gli scambi di favori, le partite a tennis, tra prelati e dittatorio sono un peso dal quale la chiesa difficilmente riuscirà a liberarsi. La scelta di un uomo che parla alla gente, come Francesco I, non basta a cancellare la connivenza dei precedenti pontificati. Non basta a cancellare il ruolo dei cardinali Caggiano, Aramburu e Primatesta, dell'arcivescovo Tortolo e dei i suoi vicari Emilio Graselli e Victorio Bonamín. Come non basta a cancellare le accuse che piombano sul sistema sanitario lombardo ma certamente questo Papa aiuterà quella parte di Vaticano che, grazie a Benedetto XVI, aveva iniziato un percorso di revisione dei propri mali.

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Ex direttore d'AgoraVox, già professore di Brand Strategy e Comunicazione Pubblicitaria Internazionale presso  GES -  Grandes Écoles Spécialisées di Parigi. Ex Direttore di Fanpage.it, oggi Direttore di Deepinto.
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