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Il padre di Aldrovandi su Schwazer: lui sospeso dall’Arma, gli assassini di Federico no

Lino Aldrovandi riflette su quanto accaduto ad Alex Schwazer, travolto dallo scandalo doping e sospeso dai Carabinieri. Perché lui è stato trattato così mentre chi ha commesso un omicidio fa ancora parte della Polizia di Stato?
A cura di Susanna Picone
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Lino Aldrovandi riflette su quanto accaduto ad Alex Schwazer, travolto dallo scandalo doping e sospeso dai Carabinieri. Perché lui è stato trattato così mentre chi ha commesso un omicidio fa ancora parte della Polizia di Stato?

In questi ultimi giorni si è parlato tanto di Alex Schwazer, l’atleta italiano risultato positivo al controllo antidoping alle Olimpiadi di Londra: come spesso accade in casi come questi (prima di tutto mediatici) l’opinione pubblica si è divisa tra chi ha condannato a priori l’atleta e chi, invece, ha provato a capire e ad “assolvere” l’uomo. Ciò che è certo, però, è che Alex Schwazer, che oltre a essere un campione di marcia faceva anche parte dell’Arma dei Carabinieri, dopo lo scandalo doping ha “perso” il suo lavoro. I Carabinieri lo hanno sospeso subito, Schwazer non fa più parte del loro corpo dunque. Mentre i poliziotti condannati per la morte di Federico Aldrovandi non sono stati sospesi. Un paragone, quello tra un caso di doping e un omicidio, che sembrerebbe quasi impossibile da immaginare ma che invece fa riflettere qualcuno, in primis Lino Aldrovandi, il padre del giovane ucciso a Ferrara nel 2005. L’uomo, costretto ad accettare che quei poliziotti condannati sono ancora in servizio nella Polizia di Stato, non ha potuto che riflettere confrontando i due casi.

Certo Schwazer ha sbagliato, senza se e senza ma, ma non ha ucciso nessuno. Chi con una divisa invece, ora pregiudicato, in cooperazione ha ucciso e si è comportato da scheggia impazzita in preda a delirio, ha bastonato, ha soffocato, ha ucciso, ha detto il falso, ha depistato, ha omesso, ha disonorato quella divisa compiendo di fatto un alto tradimento, nonché ha oltraggiato e offeso dopo una sentenza definitiva la madre della vittima? Continua a lavorare come se nulla fosse, impunito come troppi tanti individui in divisa di altri morti rimaste senza un colpevole.

"Quella divisa avrebbe bisogno di un lavaggio" – È difficile da accettare, per il padre di Federico, una realtà simile ma è lui stesso a sperare ancora che qualcosa possa cambiare, che possa essere attuato il provvedimento disciplinare promesso dal ministro dell’Interno. Perché ciò che è certo, per Lino Aldrovandi, è che “quella divisa avrebbe bisogno di un buon lavaggio”.

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