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Doping, la conferenza stampa di Alex Schwazer (VIDEO)

L’atleta si sfoga: “Volevo tanto, ho perso tutto”. E conferma: “Ho fatto tutto da solo, ho comprato l’Epo in Turchia”. Su Carolina: “Ho mentito anche a lei”. Ma sottolinea: “A Pechino ero pulito”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Giochi Olimpici di Pechino 2008 - Atletica - schwazer

"Vi ringrazio di essere venuti. Sinceramente non avrei mai pensato di fare una conferenza stampa per una positività all'antidoping, come potete immaginare per me non è facile. Cercherò di essere sincero con voi, e spero che siate corretti anche voi. Più di dire che ho sbagliato e spiegare come non posso fare".

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"Alla fine dell'anno scorso dopo un anno travagliato dovevo prendere delle decisioni. Con le olimpiadi davanti non ero più lucido, avevo molta pressione. Con le aspettative che avevo non riuscivo più a dire di no al doping. Non volevo mettere nei guai nessuno. Nessuno sapeva nulla, né la mia fidanzata, né la mia famiglia. Non volevo mettere nei guai nessuno. Mi sono informato su internet, sono andato all'estero, di preciso in Turchia, mi sono procurato l'Epo in farmacia e sono tornato".

"Il 13 luglio avevo un controllo antidoping, dopo questo controllo ho iniziato a fare le iniezioni di Epo. Queste tre settimane sono state le settimane più difficile della mia vita. Ogni giorno dovevo dire le bugie, ogni giorno mi svegliavo alle due, alle tre, alle quattro guardando l'orologio perché sapevo che alle sei poteva entrare un controllo antidoping e avrei dovuto dire alla mia fidanzata di non aprire altrimenti sarei risultato positivo. Io poi mi sono ammalato perché ho continuato ad allenarmi, non sono un medico quindi magari ho sbagliato qualcosa. Non ho fatto la 20 km perché stavo veramente male, non per il doping".

"In 18 mesi si possono saltare due controlli di doping. Io non ne ho saltato uno. Ho aperto. Ho fatto il controllo dove sapevo che ero positivo. Non vedevo l'ora che finiva tutto. Io adesso sono molto dispiaciuto perché ho buttato tutto. Ma sono anche contento che è finita, forse ora posso iniziare una vita nuova. La mia fidanzata non c'entra nulla. Per me è stato molto difficile mentirle e dire che nel frigo c'era la vitamina B12 e non l'Epo".

"Ho contattato il dottor Ferrari nel 2010 per avere dei consigli tecnici, ma non mi dopavo. I test che ho fatto in quel periodo lo dimostrano. Dopo il 2011 quando è scoppiato il caos con i ciclisti non l'ho più sentito. Per il mio allenatore mi dispiace. Anzi ‘mi dispiace' è poco. Ho fatto tutto il possibile per non mettere nei guai nessuno. Sono convinto che con le intercettazioni in Italia nessuno può passare inosservato se fa queste cose. Per questo ho fatto tutto all'estero. Spero che un giorno mi capirà, che capirà questa situazione estrema".

"Io non sono fatto per imbrogliare, quindi psicologicamente e moralmente non ce l'ho fatta. Bastava che dicevo a mia madre di non aprire al controllo, sarebbe stato solo un controllo mancato. Ma non ce l'ho fatta. Se anche avessi fatto una cosa del genere non sarei comunque andato alle Olimpiadi perché in questo periodo non ho mai trovato la forza di farlo. Non voglio coprire nessuno, non ne ho interesse, non voglio più tornare all'atletica, voglio una vita normale ora. Voglio liberarmi da questo peso. Potete controllare tutto, i miei flussi bancari, non troverete nulla, non ho speso niente per i farmaci tranne quel giorno che sono andato in Turchia".

"Voglio un lavoro che mi soddisfi e voglio tornare a casa e trovare la mia fidanzata, non una volta al mese, voglio vedere i miei genitori più di due volte all'anno. Non avete idea del sacrificio. Io non ho voglia di essere giudicato per ogni singola competizione, allo stesso modo non volevo essere osannato. Ho parlato molte volte con Carolina, la differenza tra noi è che a lei piace il suo sport. Io lo faccio perché sono bravo. Ma sogno di essere una persona normale. Spero che venga analizzato di nuovo tutto. Spero che i miei controlli ematici e antidoping vengano pubblicati. Nessuno lo ha scritto, ma a Pechino ho vinto con un'emoglobina di 12.9, è come essere anemico. Con questi valori è impossibile essere dopati. Non avevo ancora in testa di doparmi nel 2009, ma avevo voglia di avere una preparazione sensata. Tante volte in Italia tutto va un po' a caso, se l'atleta sta bene è merito di tutti, quando sta male è solo colpa sua che è debole di testa. Come prepararsi e come allenarsi questo lo sanno in pochi. Ferrari è un buon allenatore. Ci si può dopare da tutti, i ciclisti vanno da lui perché allena bene. È un preparatore. Mi sono messo in testa di fare tutte queste distanze. Ma uno nella vita deve fare solo quello che sa fare, volevo tutto e non sono stato più lucido. Ora ho perso tutto. Ho sempre detto che la pena per chi si dopa è la squalificazione a vita. Ora lo ribadisco. Non voglio sconti di pena, ma voglio essere visto come una persona".

"Domani vado a Bologna e riconsegnerò la pistola e il tesserino. Se non ci fosse stata l'Arma dei Carabinieri io non avrei potuto fare questo sport. La mia carriera è stata questa grazie a loro. Ho tradito la loro fiducia, ma spero di andare avanti".

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