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Il gambero della Louisiana “killer” invade le risaie del Piemonte

Il gambero della Louisiana fu importato in Italia per scopi alimentari, non si conoscevano però alcune sue caratteristiche che ne fanno un animaletto killer. Lo sanno bene i territori del Vercellese e del Novarese.
A cura di Biagio Chiariello
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Il gambero rosso della Louisiana sta minacciando l’ecosistema delle campagne vercellesi, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “killer” per la sua insaziabile voracità, come scrive oggi La Stampa. L’animale fu importato anni fa in Italia per scopi alimentari. Non era ancora note però alcune sue prerogative che ne fanno un animaletto molto pericoloso. Dopo l’apertura dei recenti si è accorti che assorbe sostanze tossiche e uccide i suoi simili, provocando disastri per l’ecosistema.

E’ ghiotto di “uova anfibie – allerta Raffaella Pagano, responsabile dell’ufficio Biodiversità della Provincia di Vercelli -: l’habitat della rana è a serio rischio”. Gli acquitrini delle risaie, di cui sono pieni i territori del Vercellese e del Novarese, sono per questo gambero come le paludi della Louisiana: “Il gambero è stato importato a scopi alimentari, in allevamenti inizialmente controllati – illustra Pagano -. Così come con la nutria, poi, i recinti si sono aperti e la specie si è riprodotta”. Quanto? “Il problema sussiste da pochi anni, tanto che è stato finora impossibile fare un censimento”. “I killer sono ben diversi dall’unica specie piemontese di gambero da fiume – prosegue la dottoressa Pagano -. Quest’ultima è di colore bruno, ha una taglia più piccola che va dai 6 agli 8 centimetri, non inquina, non mette a repentaglio le specie autoctone e predilige l’acqua limpida. Il gambero della Louisiana è molto più grosso, arriva fino ai 20 centimetri di lunghezza, è squadrato e con spine, rende l’acqua torbida, favorisce la crescita di un’alga infestante, è portatore sano della peste del gambero che uccide la specie autoctona, depone fino a 500 uova l’anno, è resistente a tutto, anche agli inquinanti”.

Una domanda è illecito? Da mangiare sono buoni? Lo sarebbero pure, il problema, come detto, è questo crostaceo assorbe metalli pesanti e tossici come nichel, zinco e piombo. Tant’è che la Regione ha diramato l’appello a non consumarli per nessuna ragione. Come combatterlo, a questo punto? “Si stanno provando gabbie contenitive e, in natura, ci sarebbe bisogno, oltre agli aironi, di reimmettere lucci ed anguille a volontà nei nostri corsi d’acqua” spiega la Pagano.

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