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I pastorelli di Fatima saranno santi, medici Uaar attaccano: “Le apparizioni? Solo un mito”

Francesco D’Alpa ha scritto un libro in cui spiega che “autenticità e sincerità” delle testimonianze di quanto accadde nel 1917 “resistono poco a una seria analisi critica”.
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Il prossimo 13 maggio, in occasione del centenario delle apparizioni papa Francesco proclamerà santi Francesco e Giacinta Marto, i due pastorelli di Fatima che annunciarono di aver misto la Madonna insieme a Lucia. Lo ha annunciato lo stesso pontefice, che eleverà agli onori degli altare i due bambini, che erano stati beatificati 17 anni fa da Giovanni Paolo II. La cerimonia avverrà proprio a Fatima, nel corso del previsto viaggio apostolico del pontefice. I due bambini avevano sette e nove anni e morirono entrambi pochi mesi dopo: nel 1918 Francesco, di influenza spagnola; nel 1920 Giacinta, di pleurite. Lucia dos Santos, loro cugina si fece suora ed ha vissuto fino al 2005. I tre asserirono di aver visto la Madonna il 13 di ogni mese fino all’ottobre del 1917. Nel corso delle apparizioni la Madonna avrebbe invitato tutti gli uomini alla preghiera e alla conversione.

Sulle apparizioni di Fatima la Chiesa cattolica prese posizione già nel 1919, dichiarando possibile il culto, mentre nel 1930 venne proclamato solennemente dalla Santa Sede che veramente i tre pastorelli avevano visto e parlato con la Madonna. Nel corso dei decenni la cittadina portoghese ha quindi accolto diversi pontefici: Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI. Tuttavia, ci sono critici, di impronta razionalista e laicista, che affermano l’assoluta infondatezza delle apparizioni.

Nel 2007 è stato mandato alle stampe il libro “Fatima critica. Contesto, apologia, veggenti” scritto da Francesco D’Alpa, medico neurofisiopatologo e responsabile dell’UAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti per i fenomeni religiosi. Si tratta di un volume che ha lo scopo di presentare “un lavoro esegetico sulla costruzione del mito” di Fatima. Secondo D’Alpa è stata costruita una vera e propria “mariofania” che si trasforma poi in “un racconto meraviglioso” i cui elementi sono stati aggiunti progressivamente in base a rivelazioni postume e a testimonianze tardive, la cui “autenticità e sincerità resistono poco a una seria analisi critica.”

Secondo D’Alpa il mito delle apparizioni è stato pompato in chiave anticomunista negli anni della dittatura di estrema destra di Salazar in Portogallo. Anche la Chiesa sfruttò questa scia, visto che nelle apparizioni la Madonna chiede la consacrazione della Russia al suo cuore immacolato. L’autore spiega che “analizzando gli scritti e le dichiarazioni di suor Lucia emergono stranezze e contraddizioni, acuite dalle discordanze degli altri testimoni” e che il tutto viene ulteriormente complicato da “numerose alterazioni e contraffazioni” da parte del mondo cattolico.

D’Alpa racconta che Lucia venne educata in maniera acritica all’insegnamento religioso, in un ambiente povero, rurale e fortemente cattolicizzato e che la stessa, divenuta suora, fu chiusa in un convento e che non si poteva interloquire con lei se non sotto lo stesso controllo della Chiesa. “Le sue parole – spiega l’autore del volume – suscitano consenso ma anche perplessità ed imbarazzi, non spiegabili solo con un presunto scollamento fra le parole della Madonna e le sue personali interpretazioni.” L’esponente dell’Uaar arriva a dire che Lucia è in parte vittima ed in parte protagonista attiva nella costruzione del mito. Parole che, per i cattolici, suonano vuote: a decine di migliaia sono attesi a Fatima per le celebrazioni del centenario delle apparizioni il 13 maggio.

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