Colosseo a rischio crolli per i lavori della metro, la denuncia di Italia Nostra

Il Colosseo, uno dei più famosi e visitati monumenti al mondo, è a rischio crolli a causa dei lavori della metropolitana C di Roma. Lo sostengono gli attivisti dell'associazione Italia Nostra da sempre impegnata nella salvaguardia dei beni culturali, che ieri ha presentato insieme ai Radicali un dossier sui rischi che i lavori comporterebbero allo storico anfiteatro romano. "A giorni verrà recintata un'immensa area su via dei Fori Imperiali, progressivamente si ridurrà lo spazio residuo per il traffico a due sole corsie, totalmente addossate al Colosseo" si legge nel rapporto dove inoltre viene spiegato che "questa recinzione serve perché al suo interno tutta via dei Fori verrà scavata e svuotata fino a una profondità di 50 metri" e che "nello spazio così ricavato verrà costruita la gigantesca stazione della Metro C, un cantiere che durerà fino al 2020"
Con questi lavori è a rischio l’instabilità delle pareti del monumento secondo il presidente di Italia Nostra Roma, Carlo Ripa di Meana, e in più "i terreni di riporto potrebbero cedere e trascinare a terra il Colosseo". Anche i Radicali denunciano che "la soprintendenza è sottoposta a fortissime pressioni" per il via libera ai lavori e che "se questa non denuncerà la violazione della legge, che vieta di iniziare i lavori prima del completamento delle indagini archeologiche, lo faremo noi alla procura della Repubblica". Italia Nostra lancia l'allarme anche sulle “gravi conseguenze che l’opera avrà sulla libera fruizione del monumento” perché "per i turisti rimarrà solo uno strettissimo corridoio di 2,85 metri" che potrebbe disincentivare il flusso turistico.
Infine critiche anche sulla gestione finanziaria e tecnica dell'opera urbanistica. Ripa di Meana ha presentato anche una relazione della Corte dei Conti in cui si denuncia una serie di “irregolarità, incompetenze, negligenze ed errori alla base del progetto". Il presidente dell'associazione ha ricordato infatti che “la Corte ha sventato un inaudito colpo di mano delle imprese, che stavano trattando una proposta di project financing per l’astronomica cifra di 10 miliardi di euro” a fronte del costo iniziale dell’opera che era pari a 1 miliardo e 900 milioni di euro. Contestata inoltre la tecnologia scelta all'epoca del progetto nel 1990 che sarebbe ormai obsoleta "con treni pesanti che avrebbero impatti devastanti nelle viscere di Roma".